Rimini, da struttura ricettiva a palazzina: stangata da oltre un milione e mezzo

otevano scegliere la demolizione o il pagamento di una sanzione e comprensibilmente hanno optato per la seconda ma, quando il Comune ha presentato il conto, è arrivata la doccia fredda: la multa ammontava a 1.600.000 euro. E, secondo quanto stabilito dal Consiglio di Stato che nei giorni scorsi ha messo la parola fine a una battaglia legale durata anni, quel provvedimento non va annullato. Oltre il danno la beffa per Golden Srl, società tutelata dagli avvocati Giuseppe Nicolò e Federico Todeschini, che sperava di dover sborsare meno di un decimo della cifra notificata da Palazzo Garampi con un’ordinanza del dicembre 2022 «per l’abusivo cambio di destinazione d’uso da alberghiero a residenziale» di un immobile in viale Fano, a Bellariva.
La vicenda
Per risalire alle origini della vicenda bisogna tornare indietro fino all’estate del 1998 quando, con una concessione in sanatoria, il Comune ha autorizzato il cambio di destinazione d’uso da residenziale ad alberghiero della struttura: quattro anni dopo Golden Srl ha comunicato la cessazione dell’attività di albergo-pensione estiva e, nel febbraio 2004, ha presentato una domanda di condono per ristrutturare l’edificio con ripristino dell’originaria destinazione d’uso residenziale. A questo punto, con un salto di 7 anni (e 15 istanze di condono), si arriva al 2011: Palazzo Garampi nega il condono, innescando così una serie di ricorsi al Tar da parte della proprietà dell’immobile, che vengono bocciati, portando all’irrogazione della sanzione pecuniaria «alternativa alla demolizione» da 1,6 milioni di euro. Anche quest’ultima viene giudicata illegittima e spropositata e diventa oggetto di una nuova impugnazione davanti al Tar: la sentenza, arrivata circa un anno fa, dà ancora una volta ragione al Comune, non lasciando a Golden Srl altra strada che il ricorso al Consiglio di Stato.
Il parere dei giudici
Ma i giudici di Roma, riunitisi pochi giorni fa, hanno stabilito che quel pronunciamento non va toccato: «L’applicazione della sanzione pecuniaria è stata disposta su richiesta di Golden - si legge nella recente sentenza - che ha evitato, in tal modo, di perdere la proprietà di un bene di valore notevolmente superiore all’importo della sanzione, proprio in applicazione del principio di proporzionalità di cui ora lamenta la violazione, trattandosi di un immobile trasformato in una palazzina con 20 appartamenti residenziali, con modifiche interne nella distribuzione degli appartamenti, rifacimento delle facciate e contestuale coibentazione delle pareti di tamponamento esterno».
A nulla, insomma, sono valsi gli appelli, da parte della società, alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (riferimenti, per i giudici, affetti da «genericità») nè il richiamo a differenti modalità di stima del valore economico per calcolare l’entità della sanzione. Per il Consiglio di Stato i criteri adottati dal Comune erano corretti, e quel milione e 600mila euro di multa va pagato. Anzi, qualcosa di più: Golden è stata infatti condannata a pagare a Palazzo Garampi e Provincia 6.000 euro per le spese di giudizio.