«Così abbiamo fatto crescere il ciclismo. Ma ora dopo 40 anni lascio ai giovani»

Di corsa verso il futuro. Dopo 40 anni alla guida del Pedale Riminese il presidente 83enne Giovanni Gamberini cede il testimone alla figlia Barbara, 48 anni. Lo storico passaggio porterà avanti a suon di quote rosa la società nata il 5 novembre del 1945 presso la Fiaschetteria Somigli, alla Vecchia pescheria, e divenuta presto chiave di volta di tutte le espressioni ciclistiche.
Gamberini, qual è il segreto di un successo lungo quattro decadi?
«Sono sempre stato appassionatissimo di ciclismo e anche grande praticante sin da ragazzino. Nato in provincia di Pesaro, da sempre risiedo a Rimini, tant’è che macinavo Coriano-Rimini in sella alla bici per andare a lavorare».
Com’è cominciata l’avventura nel Pedale Riminese?
«Sono entrato come tesserato negli anni Sessanta, ma quando c’è bisogno di aiuto non mi tiro mai indietro, né allora né adesso, così sono diventato presto un dirigente sotto l’allora presidente Alfredo Masinelli a cui è intitolata la pista ciclopodistica in zona Celle su cui ci alleniamo. Di seguito sono stato eletto presidente nella seconda metà degli anni Ottanta. Ho sempre sostenuto che a stare con i giovani si finisca per sentirsi giovani e forse è per questo che all’età di 83 anni sono ancora il più infaticabile di tutti».
Allora perché passare il testimone?
«Oggi gestire una società ciclistica è diventato un po’ difficile per chi non ha la dimestichezza con il computer e con le tecnologie moderne, ecco perché da tempo volevo fare un passo indietro».
Un grande nome uscito da Il pedale Riminese?
«Senza dubbio Alfio Vandi che nel 1976 divenne professionista».
La parola passa alla figlia Barbara e la prima domanda verte sul futuro. Cosa c’è dietro l’angolo?
«L’idea è di proseguire nel solco già tracciato. A Rimini abbiamo la grossa opportunità di usufruire di un circuito protetto che è la pista ciclopodistica Masinelli in cui i nostri bambini hanno la libertà di allenarsi in sicurezza. Non mancheranno nuove iniziative per farci conoscere a partire dal gennaio 2024 attraverso open day a cui inviteremo tutti tramite volantinaggio e passaparola».
Il tesserato più giovane?
«È nato nel 2020 ma è l’eccezione che conferma la regola. Di solito si inizia a 5 anni sino ai 12, entrando nella categoria giovanissimi per approdare poi negli esordienti dai 13 ai 14. Fino agli anni Novanta la nostra squadra dilettantistica era il bacino del professionismo. Di recente i bambini iscritti sono più numerosi delle bambine ma credo sia solo una mera casualità».
Perché praticare il ciclismo?
«È uno sport meraviglioso perché dona una sensazione di estrema libertà. La nostra non è un’attività finalizzata all’agonismo ma puntiamo a far crescere i tesserati in ottimo equilibrio con lo spazio che li circonda, potenziando l’autonomia e gustando la fortuna di vivere in una città a misura di due ruote. L’obiettivo resta insegnare ad andare in bicicletta e a crescere sani, nel rispetto delle regole, dell’altro e dell’ambiente».