Cesena, in 5 scelgono i riti alternativi per i certificati anti mascherine

Cesena
  • 12 marzo 2024

Certificati “falsi”, emessi secondo le accuse da un medico genovese per esentare le persone dall’indossare la mascherina nel pieno della pandemia da coronavirus e sollevarne altre dagli obblighi vaccinali.

Da ieri, dopo che nelle passate udienze si sono esaurite le testimonianze, l’udienza è entrata nel vivo delle singole posizioni. Ed a calendario il giudice Marco De Leva ha posizionato l’esame di alcuni “pazienti” del dottor Roberto Santi (difeso dall’avvocato Marco Mori di Genova) che hanno chiesto riti alternativi di giudizio per la vicenda.

Protagoniste in aula dunque ieri le posizioni di Emanuela Cangini (difesa dall’avvocato Alessandro Pinzari) che sarebbe stata tra gli acquirenti di certificati per essere esentata dall’utilizzo della mascherina protettiva, Roberta Pezzi (che oltre che per lei avrebbe acquistato un certificato simile anche per una minorenne), Riccardo Luzi (difeso dall’avvocato Marco Martines) che oltre all’acquisto per sé e per le figlie minorenni di simili certificato, vede le sue accuse maggiorate dall’aver inviato via pec i certificati alla scuola media frequentata dalle figlie, per “imporre” alla scuola l’esenzione dall’utilizzo della mascherina in classe, oltre a Gjon Tanushi e Andreea Candachia, difesi dall’avvocato Roberto Luceri di Rimini.

In particolare, Riccardo Luzi ieri ha rilasciato dichiarazioni spontanee in aula in cui ha sostanzialmente detto di aver agito come genitore preoccupato per le sue figlie, mentre il suo avvocato ha depositato una consulenza tecnica con la relazione di un medico.

Nella calendarizzazione decisa in aula dovrebbe essere necessaria almeno un’altra udienza per esaurire la presa in carico da parte del giudice di queste posizioni, con le requisitorie degli avvocati difensori. Quindi si tornerà a discutere in tribunale dei riti ordinari di giudizio che oltre al medico vedono coinvolte anche altre 7 persone. Ciò avverrà nel mese di aprile.

Infine le sentenze, previste a metà maggio: verranno emesse all’unisono e avranno in sé anche 4 richieste arrivate al giudice di poter aver accesso alla messa alla prova come pena alternativa. Strada scelta (assieme al patteggiamento) anche da altri indagati della prima ora di questa vicenda, che ora non sono più a processo.

La vicenda prese vita sabato 3 aprile 2021 in piazza Del Popolo durante il “No paura Day 18”. La Digos venne per la prima volta a contatto con qualcosa di cui fino a quel momento aveva solo sentito parlare vagamente. Un uomo sottoposto ad accertamenti dai poliziotti esibì un certificato medico che lo sollevava “per motivi di salute” dall’utilizzo dalla mascherina protettiva contro la diffusione del Covid. Da questo primo dato partirono le indagini che nel giro di qualche tempo portarono alla Procura prove giudicate sufficienti per chiedere una serie di rinvii a giudizio.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui