L'archeologo: "Mattoni rubati dalle mura? Non accade solo a Ravenna"

Ravenna

RAVENNA Ha scritto l’atlante topografico di Ravenna, ha studiato la città antica nelle sue continue espansioni, Enrico Cirelli, docente di archeologia medievale dell’università di Bologna guarda al recente allarme per la sottrazione di laterizi dalle antiche mura cittadine con attenzione. Ben sapendo che le spoliazioni sempre avvenute. «Si tratta di attività illegali che non devono compromettere la stabilità dei manufatti antichi o peggio aprire varchi. Il tracciato era ben conservato fino agli smantellamenti ottocenteschi, purtroppo i mattoni hanno un valore di mercato, ma posso garantire che non è un fenomeno solo ravennate. In epoca antica e anche dopo, solo all’autorità pubblica era demandata la cura della cinta muraria e degli edifici pubblici. Poteva decidere di riutilizzare o meno parti di edifici per costruirne altri».


La sottrazione di materiale nel tratto non lontano da Port’Aurea è sotto monitoraggio del Comune che ha allertato la Soprintendenza. Al momento il funzionario archeologo è in ferie e il posto del soprintendente è vacante in attesa della nuova nomina che dovrebbe avvenire entro l’anno. Il Comune si è impegnato a provvedere alla messa in sicurezza del tratto sotto attacco dei predoni. «Le mura tardo antiche – racconta Cirelli - sono frutto di un intervento unico avvenuto nel V secolo, in una fase di espansione della città. E anche allora furono recuperati mattoni e materiali da diversi edifici».

Il precedente tracciato di età repubblicana giace in parte a 3 metri di profondità, come documentato da scavi sotto la sede della banca Popolare. La stessa Port’Aurea ha resistito nei secoli, fino alla battaglia di Ravenna del 1512, quando fu danneggiata dall’artiglieria e demolita pochi anni dopo; il materiale di recupero venne impiegato per la costruzione di Porta Adriana

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