Virus, a Ravenna #stateincasa lo dicono anche i mosaici antichi

Ravenna

RAVENNA. Si dice che i ravennati abbiano fin da bambini nel cuore le immagini dei mosaici antichi che decorano basiliche e monumenti cittadini. E così anche in tempi di emergenza Covid – 19 per non dimenticare le disposizioni delle autorità nazionali e locali e cercare di alleggerire il peso delle restrizioni sono le scene più celebri rappresentate in mosaico a venire in soccorso. Nell’immaginario di Giovanni Gardini, curatore d’arte, guida turistica, esperto di archeologia cristiana e vice direttore del museo diocesano di Faenza sono apparse in forma di cartoline virtuali da condividere nella rete con i messaggi della campagna #iorestoacasa: distanze di sicurezza fra le persone, niente contatti, niente assembramenti, corse e passeggiate ripetute con il cane in un crescendo che rinnova il potere pedagogico dell’arte, in chiave pop. Così la processione dei santi in Sant’Apollinare Nuovo diventa monito per rispettare le distanze in fila, la moltiplicazione dei pani e dei pesci un invito a non fare cene tra amici, la pesca miracolosa il ricordo del divieto di andare in spiaggia.

La genesi
«Tutto è nato dall’impressione ricevuta dai monumenti chiusi. Dopo una settimana di fermo c’è stata una parziale riapertura e sono tornato subito a visitarli perché mi mancava l’ossigeno. Poi mi sono chiesto come continuare a raccontarli da appassionato, da studioso e guida turistica. Mentre raccoglievo materiale per brevi video con immagini di repertorio e contenuti da caricare sul mio sito, guardando le scene musive più celebri mi è venuto spontaneo associarle agli ammonimenti di questi giorni. I mosaici li conosco a memoria, così davanti al corteo di Giustiniano ho pensato: guarda quanto sono vicini. Ho messo la scritta niente assembramenti e l’ho mandato agli amici come segno di vicinanza. E tutti mi hanno detto di pubblicarla sui social». Così da metà marzo le cartoline virtuali di Gardini, giunte a quota 17, hanno raggiunto migliaia di persone in Italia, grazie alle condivisioni e alla messaggistica. «Volevo appellarmi al senso di responsabilità delle persone e far sì che nessuno dimenticasse Ravenna. Non penso di essere irrispettoso, uso i social per non smettere di raccontare la città, la sua bellezza e per essere vicino alle persone, giustamente tristi, strappando un sorriso. Prima le faccio vedere in casa, poi le mando a Elisa Emaldi del museo nazionale, poi le posto per il pubblico degli affezionati. Finché c’è l’ispirazione non smetterò; ora mi scrivono per lasciarmi delle idee e sono in contatto con le guide turistiche che vivono un periodo duro. Di solito queste sono settimane di intenso lavoro. L’arte tiene compagnia e così è nata l’idea della condivisione».

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