Un anno senza don Ugo: Ravenna e gli amici ricordano il parroco

Ravenna

RAVENNA - Ricorre domani il primo anno dalla scomparsa di Don Ugo Salvatori e anche il suo paese di adozione, Longana, gli renderà omaggio. La località che ospita la parrocchia per lungo tempo da lui coordinata, in parallelo con quella di San Rocco, lo celebrerà con una serata in suo ricordo alla festa parrocchiale che si tiene ogni anno in settembre e di cui era anima. Sono molteplici le voci, intanto, che 365 giorni dopo la notizia improvvisa della scomparsa del sacerdote, gli tributano riconoscenza e ne ricordano l’esempio. Il presidente del centro di studi Donati, Aldo Preda, ricorda il «compagno di viaggio di tanti, che ha cercato ed operato per l’unità tra famiglie e culture diverse, sempre rispettando la libertà di tutti, ma con la forza travolgente della fede». Preda indica la figura del «prete la cui missione è stata quella di “predicare il Vangelo, che per la Chiesa è il principio di tutta la sua vita in ogni tempo”, è la voce dell’amico che accoglieva con il sorriso nel suo studio tutti, sempre disponibile a qualsiasi ora, è la voce del confessore che ascoltava, non condannava».

Il vicepresidente di Lista per Ravenna, Gianfranco Spadoni, tratteggia la figura di un «sacerdote schietto, ironico, dinamico ha messo al centro della sua vita religiosa il “farsi prossimo” attraverso una miriade di iniziative socioassistenziali a favore delle categorie più deboli, dei meno abbienti, degli ultimi, certo con uno spirito imprenditoriale e operativo, ma sempre finalizzato ad aiutare gli altri».Uomo concreto e di fede, secondo Spadoni. «Da una parte si poteva affiancare, forse con malignità, al compianto prelato il termine di imprenditore manager, vi è un risvolto della moneta che indica una figura di vero sacerdote in grado di non tralasciare nessun dettaglio nel suo compito primario di religioso». Ruoli per i quali i parrocchiani di San Rocco hanno trovato conforto «soprattutto da parte di don Paolo Szczepaniak, attuale amministratore della chiesa, che nel solco tracciato dal compianto monsignore spesso ha fornito e risolto problemi concreti di natura assistenziale e sul versante dell’accoglienza».

L’assessore allo Sviluppo economico, Massimo Cameliani, ne esalta anche «la personalità genuina: amava ogni tanto tornare a Roncalceci a giocare a beccaccino, a mangiare una piadina. Magari a far visita a Gian Franco Moschini, comunista poi democratico e a lungo presidente della circoscrizione, con cui era grande amico nonostante le divergenze ideologiche. Era un romagnolo verace, dal carattere forte, un po’ burbero. Un atteggiamento che gli consentì di essere pioniere, a partire dall’86, nell’introdurre la mensa dei poveri, il dormitorio. Era una figura sacerdotale importante, con grandi doti gestionali».

Di quel grande amore per le sue radici testimonia anche Pino Tassinari, organizzatore della Festa parrocchiale di Longana. «Abbiamo pensato di ricordarlo con una serata di confronto fra alcune persone che lo hanno conosciuto e mettendo la sua figura in relazione con quella di Raoul Casadei. Don Ugo amava molto la sua musica, quando invitavamo l’orchestra Casadei ne era felice ed erano diventati, lui e Raoul, anche amici. In un’occasione si scambiarono le rispettive autobiografie e il 12 settembre, alle 21, il tema sarà “Don Ugo e Raoul, due grandi della nostra terra”. Ci sarà anche Mirko Casadei e non mancheranno personalità del sociale e della politica che li hanno conosciuti. Gli interventi saranno intervallati dalla voce solista dell’orchestra Casadei, per ascoltare le canzoni preferite di Don Ugo».

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