"Troppi dubbi sulla morte di Antonio": la battaglia dei parenti

Ravenna

RAVENNA - Papà Mauro, mamma Italia e il fratello Pasquale non ci stanno. Non sono disposti a veder archiviare l’uccisione del loro Antonio come la inevitabile conseguenza di una legittima difesa e per questo, ieri mattina, hanno scelto di opporsi alla richiesta avanzata dal pubblico ministero. Per far valere le proprie ragioni in aula, la famiglia Rinelli ha scelto di affidarsi all’avvocato ferrarese Fabio Anselmo. Un “lottatore” per mestiere, che non ama fermarsi alla superficie delle cose. È stato il legale della famiglia Cucchi e prima ancora della famiglia Aldrovandi, della famiglia Uva, della famiglia Magherini. E ora chiede al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Forlì (ieri in aula era presente la collega di studio Alessandra Pisa) di non accogliere la richiesta di archiviazione sulla morte del 46enne, avvenuta nella notte tra il 7 e l’8 aprile di due anni fa a San Mauro Mare, al termine di un concitato scontro con il nuovo compagno della sua ex: l’agente di commercio ravennate Mirco Guerrini (difeso dall'avvocato Antonio Primiani), per il quale si chiede quindi l’imputazione coatta.

Nella memoria depositata, la famiglia parte da un dato fino ad ora rimasto inedito: ossia i risultati della nuova autopsia fatta sul corpo riesumato di Antonio. La scelta di dissotterrare il cadavere è avvenuta su richiesta proprio del legale dei Rinelli, che chiedevano precisazioni sulla causa del decesso. Una scelta rivelatasi fondamentale, perché è proprio nella seconda ispezione medico legale (fatta però senza contraddittorio, elemento contestato dagli avvocati nell’opposizione) che emerge la causa della morte per strangolamento. Secondo il pm Sara Posa, Guerrini quella tragica notte mise il braccio attorno al collo del rivale, soffocandolo, nel tentativo estremo di liberarsi da Antonio che gli stava strappando il pollice della mano destra a morsi. Inoltre, la Procura ha ritenuto attendibili le versioni date sia da Guerrini che dell'ex fidanzata del 46enne, che lo descrivevano come un uomo rancoroso e soprattutto pericoloso.

Scendendo nel dettaglio, tre sono i motivi principali alla base dell’opposizione alla richiesta di archiviazione. Il primo riguarda la mancata valutazione dell’atteggiamento tenuto da Mirco Guerrini nei confronti di Rinelli prima del loro scontro. In alcuni messaggi e chat scritti sia alla fidanzata che a un’amica, l’uomo avrebbe esposto con chiarezza il suo desiderio di arrivare un giorno faccia a faccia con Antonio. Il secondo aspetto riguarda l’inizio della lite tra i due nella notte tra il 7 e l’8 aprile. Dai filmati delle videocamere emergerebbe come il primo a voler litigare sarebbe stato proprio Mirco e non la vittima. Così si arriva a all’ultimo e più importante motivo di opposizione: il fatto che la ricostruzione delle fasi più concitate della lite, così come fatte dal pm, non sarebbero, secondo l’avvocato Anselmo, possibili. Cingere il collo di una persona con lo stesso braccio dove ti stanno dando un morso al pollice «è fisicamente impossibile». Infine, una persona soffocata prima di morire avrebbe perso i sensi mollando la presa. Da qui gli elementi che, secondo il legale, smonterebbero la legittima difesa.

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