Iscritto all’Anpi da oltre 20 anni, eletto a marzo presidente provinciale, Renzo Savini, ex sindaco di Alfonsine, affronta le prime celebrazioni del 25 aprile al vertice dell’associazione nazionale partigiani d’Italia, in un clima funestato dalla guerra in Ucraina e dalle polemiche nostrane sulle recenti prese di posizione sul conflitto e l’invio di armi. Per ragioni anagrafiche negli organismi direttivi non ci sono più i partecipanti alla lotta partigiana e la generazione di Savini e le successive sono quelle che hanno raccolto il testimone. Sulle posizioni prese dall’Anpi sulla Russia da più parti giudicate troppo sfumate, Savini non alimenta la discussione e richiama all’unità e alla pluralità di veduta.
Che celebrazione sarà quella di quest’anno?
«Celebriamo la festa di tutti i democratici italiani che credono nella libertà, saremo presenti in molti sacrari. A Ravenna parlerà in piazza del Popolo un’iscritta di 23 anni, Camilla Mancini, legatissima al nonno partigiano, fratello di Amos Calderoni, uno dei giovani comandanti dell’8° brigata Garibaldi Romagna, morto a Biserno di Santa Sofia nel 1944, medaglia d’oro. Io sarò a Giovecca. Apprezziamo molto che a Ravenna prenderanno la parola il prefetto e il sindaco».
Quale deve essere il ruolo dell’Anpi in questo momento?
«Siamo per la cultura della pace, contro ogni forma di razzismo e di nazionalismo, spesso confuso con il patriottismo che è valorizzazione cultura di un popolo. Vediamo il nazionalismo quando uno stato tende imporre se stesso su altri stati come sta facendo la Russia con l’Ucraina».
Cosa pensa delle posizioni prese dall’Anpi a livello nazionale sulla guerra in atto?
«Al congresso provinciale il documento politico e gli organi sono stati votati all’unanimità, ma noi difendiamo l’idea di un’associazione pluralista dove convivono sensibilità diverse che hanno diritto di cittadinanza. Non siamo un monolite, trasmettiamo la memoria storica e la cultura della pace, non siamo né un partito né un sindacato. Ci occupiamo di Resistenza e dei valori sanciti dalla Costituzione che cerchiamo di difendere e trasmettere alle generazioni future».
Gli attacchi sono arrivati proprio sul manifesto delle celebrazioni e sul richiamo all’ articolo 11 della Costituzione
«L’articolo 11 va letto per intero e compreso: l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione di controversie internazionali. Io avrei aggiunto Ora e sempre Resistenza, come avviene ogni anno. Ma la diversità, ripeto, deve essere un valore non un problema. Ciò che ci unisce è essere antifascisti, militanti pace, per la libertà, la democrazia e la solidarietà».
La democrazia italiana ha gli anticorpi necessari per resistere?
«La crisi della politica è un problema, c’è bisogno di rafforzare la partecipazione alla vita democratica se la democrazia si indebolisce possono passare logiche autoritarie di delega all’uomo forte. Noi siamo per l’Europa politica e federale che riprenda l’ideale di Altiero Spinelli, con una difesa comune. Nel 2019 c’era un diffuso sovranismo, poi la pandemia e la guerra di aggressione russa all’Ucraina hanno cambiato le cose, occorre una nuova Europa che superi i sovranismi».