San Marino e il caso-Caruso: "Ma noi non siamo un paradiso fiscale"

San Marino

Ha fatto rumore la presa di posizione del ciclista professionista Damiano Caruso, che ha rinunciato alla residenza di San Marino e di conseguenza ha rinunciato  a pagare meno tasse.

«Macché paradiso fiscale per sportivi, la nostra è una legge trasparente. Caruso precisi che nessuno l’ha invitato a cambiare vita». Il Segretario di Stato al lavoro con delega allo Sport, Teodoro Lonfernini va al contrattacco degli «articoli usciti finora, tutti costellati da imprecisioni». E al riguardo sottolinea: «Il vizio principale è porre accenti attorno ad una legge ben precisa, chiara e netta, anche alla luce degli accordi in vigore fra Italia e San Marino». Sembra invece, rileva, che «l’unico vantaggio o l’unico elemento all’interno di tali principi legislativi sia l’attività di carattere fiscale. Che al contrario è l’ultimo dei paradigmi su cui stiamo costruendo il futuro del Paese da un punto di vista economico-politico, ma anche territoriale e sociale». Si tratta infatti di una legge «costruita attorno ad un fattore di accoglienza in una Repubblica, dove chi decide di trasferirsi per scelta, lo fa guardando a concetti quali sicurezza, qualità di vita, possibilità di vivere con la famiglia in un contesto più provinciale e dunque più tranquillo, con un sistema scolastico all’avanguardia da offrire ai figli e un sistema sanitario in grado di rispondere ai residenti». Che poi dopo ci siano vantaggi fiscali, «in modo trasparente, grazie ad accordi da tempo in corso tra i due Paesi, anche sotto il profilo di due regimi di tassazione diversi, questa è circostanza legittima che non va ad influenzare né i rapporti, né la scelta stessa». E ancora: «Sul versante sportivo l’imprecisione della stampa che più ha turbato l’animo mio e dei sammarinesi è il paragonare eventuali scelte da sempre possibili per chi ricopre determinate professioni sia definito residenza “sfacciata e volgare”. Perché questi signori - tuona - non guardano a Montecarlo o alla Slovenia, oppure a Svizzera ed Austria? Lì ci sono veri e propri paradisi d’élite, non da noi». La realtà è stata invece ricostruita, afferma, «in modo alquanto fastidioso». E puntualizza: «Il nostro sistema non ha niente da invidiare a quanti offrono un certo livello di accoglienza». Poi Lonfernini si toglie qualche sassolino dalle scarpe: «La terza imprecisione è in bocca allo stesso Caruso che riconosco essere un grande sportivo, ma che forse non ha valutato bene le sue azioni». Perché? «Nessuno che a San Marino rivesta un ruolo istituzionale, amministrativo o professionale ha invitato lui o nessun altro atleta a fare una scelta di vita. Quella legge esiste. Punto. E si promuove da sola. Non ci sono dunque né procacciatori, né tantomeno intermediari o promoter». Invece, rileva, dalle parole di Caruso «pare di avvertire il contrario. Forse dovrebbe chiarire che nessuno lo ha contattato per acquisire la cittadinanza qui. Siamo contenti se ha valutato di sentirsi uno sportivo italiano, trovando più corretto guardare ai luoghi da cui proviene, ma non ponga la questione in modo diverso da quel che è». I nostri sono i parametri, nota, su cui «invertire una tendenza di riconoscimento del nostro Paese che abbiamo voluto abbandonare da tempo. Tutta la parte di regime di residenze fiscali che hanno maggiormente urtato il sistema, sono punti che – ribadisce - abbiamo rigettato, abbandonato per scelta e in alcuni casi revocato». In quanto «circostanze che hanno creato nel tempo i maggiori fastidi che i sammarinesi non tollerano più». E conclude: «Vogliamo solo valorizzare il sistema dell’accoglienza residenziale per i principi di cui San Marino è forte portatore». c.d.

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