Lo Hobbit "parla" ravennate

Rimini

RAVENNA. C’è ancora il ravennate Giuseppe Tagliavini dietro le magie del regista Peter Jackson. Il cinema più visionario e spettacolare passa ancora dal talento nato in Romagna che, armato di tanta fantasia e di un’incredibile abilità al computer, ha già firmato film che hanno fatto la storia degli effetti visivi. Tra questi ricordiamo uno su tutti: Avatar, che segnò un’autentica rivoluzione nell’arte del digital compositing.

Tagliavini prosegue il suo personale viaggio nel gotha del cinema firmando anche Lo Hobbit – La desolazione di Smaug, film appena uscito in Italia e che nella prima settimana di proiezione ha sbaragliato tutti i concorrenti al botteghino.

Gli spettacolari effetti visivi sono stati realizzati dalla Weta Digital, compagnia della Nuova Zelanda all’avanguardia nelle tecnologie cinematografiche. Tagliavini vive da alcuni anni a Wellington ed è diventato una sorta di portabandiera nazionale, visto che la Nuova Zelanda ha scelto proprio un suo “shot” per realizzare un francobollo dedicato al film Lo Hobbit.

Tagliavini racconta l’ultima fatica al fianco di Jackson: «Penso che questo capitolo sia molto più dinamico e con più azione rispetto al primo, spero che a Ravenna ci sia una sala HFR3D (l’avveniristico formato 3D a 48 frames al secondo ndr) che è la modalità ottimale per poter apprezzare le tecnologie impiegate».

Quanto tempo è stato necessario per la realizzazione degli effetti visivi e in quanti avete lavorato alla realizzazione?

«In realtà non abbiamo mai smesso di lavorare su Lo Hobbit. Finito il primo capitolo stavamo già lavorando sull’edizione estesa e sul proseguimento del viaggio. La lavorazione di questi film è molto impegnativa. Ci sono come minimo 10 ore di lavoro al giorno. Poi dipende dalla situazione: il production team di Weta è stato molto bravo a non far pesare troppe ore sugli artisti. Complessivamente il secondo episodio ha richiesto una squadra di un migliaio di persone; nel mio team, invece, eravamo circa in una cinquantina».

La scelta di andare a vivere dall’altra parte del mondo l’ha portata a confrontarsi con i massimi esperti di effetti visivi a livello internazionale. Jackson è famoso per il suo spirito innovatore, per questa pellicola avete usato nuove tecniche e lei di cosa si è occupato?

«Weta Digital è sempre all’avanguardia. Quest’anno ha vinto l’Oscar (Academy of Motion Picture Arts & Sciences Science & Technology) per la tecnologia e innovazioni. Io ero uno dei responsabili 2D della sequenza del bosco alto e dei ragni...devo dire di essere molto soddisfatto del team e del risultato. È stata una bellissima esperienza. Il lavoro però non si ferma; siamo già all’opera sul terzo episodio: la trilogia è concepita come un unico e grande film».

Come si trova in Nuova Zelanda?

«È un Paese bellissimo con molte attività e luoghi da esplorare. La Weta Digital è una compagnia fantastica, la migliore in cui abbia lavorato, durante il mio tempo libero mi dedico al golf. Qui è uno sport molto popolare e meno esclusivo rispetto all’Italia. Giocando posso anche esplorare la Nuova Zelanda perché ci sono tantissimo campi da golf. Potrei giocare ogni settimana in un green diverso per tutto l’anno senza mai giocare due volte nello stesso».

Stiamo sempre aspettando il primo film firmato da lei e da suo fratello regista Edo, c’è qualche progetto per il futuro?

Tagliavini ci congeda ridendo, forse sta pensando agli albori della sua carriera iniziati proprio assieme al fratello: «Edo è il genio creativo della famiglia bisognerebbe chiedere a lui, ma sarebbe una bella esperienza».

 

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