Rimini, omicidio alla stazione, l'intercettazione decisiva: "Ora penso che sospettino di me"

La svolta per individuare l'assassino dopo l'omicidio alla stazione di Rimini dello scorso 21 novembre è arrivata grazie al lavoro certosino degli investigatori attraverso le intercettazioni telefoniche e l'analisi dei video delle telecamere dei mezzi pubblici.

Un’indagine svolta senza soluzione di continuità, giorno e notte che, come detto, ha avuto la sua svolta grazie all’intuizione degli investigatori che, orfani delle inutili riprese dell’unica telecamera funzionante alla stazione hanno pensato di poter ricostruire i movimenti di Antonio Rapisura, grazie alle registrazioni degli impianti installati sugli autobus in transito ed in sosta all’ora dell’omicidio. “Fotogrammi” che per qualche giorno aveva fatto finire nel mirino della Polizia un “sospettato” la cui unica colpa era stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

"Penso sospettino di me"

«Penso sospettino di me e hanno detto che vanno a vedere il mio passato, si sa anche tra i filippini che ho avuto un litigio con lui». Sono le parole preoccupate con cui Antonio Rapisura si rivolge alla moglie nell’intercettazione telefonica di sabato 27 novembre, sei giorni dopo l’omicidio.


Ma chi è Antonio Rapisura? Un uomo credente, timorato di Dio, che vive la sua vita tra lavoro e famiglia. Follemente geloso della moglie. La notizia che è lui, l’assassino reo confesso di Galileo Landicho, ha “sconvolto” meno di quella della morte del giardiniere, la comunità filippina di Rimini. Tutti, stando anche alle parole intercettate del reo confesso, erano al corrente degli attriti tra i due uomini, a causa delle presunte avance virtuali e non della vittima con la moglie dell’omicida. «Ad Antonio puoi toccargli tutto ma non la sua consorte, di cui è gelosissimo» il leit motive. «Galileo ha sottovalutato le minacce più o meno gravi che Tony gli ha più volte ripetuto» il commento di un’amica della vittima. Che prosegue chiedendo l’anonimato: «Lui era fatto così. Si divertiva a fare battute, a corteggiare non per forza con altri scopi una donna della comunità. Il difetto? Non guardava se questa fosse impegnata o meno».
E problemi, secondo l’assassino, proprio per questo suo atteggiamento, il giardiniere li avrebbe avuti anche a Milano, città dove spesso andava perché ci abita una nipote. O almeno è questo che Tony sostiene in una delle conversazioni con la moglie intercettate dalla Squadra mobile, che ha messo la sua utenza sotto controllo quando ha capito che poteva essere lui il misterioso uomo apparso e scomparso nel nulla alle 19,12 del 21 novembre.

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