Rimini. Aveva lasciato la figlia in culla, poi ha tentato di buttarsi dal tetto

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La polizia di Stato l’ha tratta in salvo cingendole le spalle mentre era sul ciglio del baratro, in piedi sul cornicione del tetto del palazzo, pronta a lanciarsi nel vuoto. Nell’appartamento qualche piano più sotto, in una stanza buia e in disordine, una bambina di circa un anno che dormiva nella culla. Alla fine di una notte convulsa in una via di Rimini, sia la bimba che la giovane mamma sono state accompagnate dagli agenti all’ospedale Infermi, dove il personale specializzato si è preso cura di entrambe. La piccola, assopita nel suo sonno, non si è accorta di nulla.

La chiamata al 118

Prima di salire all’ultimo piano e provare a compiere il gesto inconsulto, con l’accortezza di lasciare la porta di casa leggermente aperta, la mamma aveva chiamato il 118. Intorno alle 3 di notte aveva spiegato con parole incerte e voce alterata di essere in pericolo, trasmettendo il ritratto di uno stato confusionale che gli operatori sanitari hanno saputo cogliere nella sua gravità.

Appena terminata la telefonata con la giovane donna di origini straniere, gli operatori del 118 hanno allertato la polizia di Stato. Una volta giunti all’appartamento indicato, gli agenti hanno trovato una porta semichiusa, delle stanze buie con gli oggetti lanciati dappertutto e la televisione accesa. In una camera, invece, una culla con dentro una bimba che dormiva beatamente. Della mamma, però, nessun segno. Allora l’intuito dei poliziotti li ha condotti all’ultimo piano, sul tetto del palazzo. Qui, proprio sull’orlo del cornicione, la giovane donna minacciava di lanciarsi nel vuoto.

Senza esitazioni, assumendosi il rischio di precipitare a loro volta, gli agenti si sono protesi verso di lei, raggiungendola delicatamente e toccandole la spalla, riuscendo così a dissuaderla dal compiere il gesto insano.

Una volta tratta in salvo, vincendo i suoi tentativi di divincolarsi dalla presa dei poliziotti, la donna è stata stabilizzata e accompagnata in pronto soccorso insieme alla bimba.

Le prime verifiche hanno permesso di accertare che né lei, né la bambina avevano subito violenza di nessun genere e che la confusione nelle stanze dell’appartamento non aveva nulla che a vedere con l’entrata furtiva di un ladro o un malvivente.

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