«E’ vergognoso il tempo che ho impiegato per prendere la linea e per ottenere risposta». Lo ha spiegato Domenico Leggiero, ex pilota militare e presidente dell’Osservatorio nazionale tutela personale forze armate, al quotidiano L’Unione Sarda. Lui è stato infatti testimone oculare dei drammatici momenti che sono seguiti all’esplosione avvenuta su un camper posteggiato nel parcheggio della spiaggia di Bados, a Olbia, costata la vita a un bambino di Rimini, Samuel Imbuzan, di 11 anni. Ha visto il fumo da lontano, dalle finestre della sua abitazione. Ha subito capito che si trattava di qualcosa di grave. E senza perdere tempo ha preso in mano il telefono per chiamare i soccorsi. «Io e mia moglie abbiamo avvistato il fumo nero poco dopo le 13.30», racconta Leggiero. «Quindi ho immediatamente composto il 115 ed è partita una registrazione: prima in italiano, poi in inglese, francese, tedesco. Dopo 5-6 minuti ho finalmente preso la linea col centralino e ho segnalato la presenza di fumo, fiamme e probabilmente di feriti, sottolineando che era di sicuro qualcosa di molto serio». Ma, continua Leggiero, «la risposta ricevuta mi ha lasciato esterrefatto: “Ci sono feriti? Allora non è nostra competenza, deve chiamare il numero delle emergenze”. Ho provato a insistere, ma nulla. Quindi, rassegnato, ho riattaccato e composto l’altro numero». Ma anche stavolta attesa, registrazioni e altri minuti preziosi che se ne andavano. Alla fine, la “battaglia” è stata vinta: dopo ripetute chiamate, la macchina dell’emergenza è finalmente partita. «Ma dalle 13.35 circa i soccorsi sono arrivati che erano ormai le 14.15. Le mie chiamate sono tutte registrate, basta andare a recuperare i nastri». Le indagini: due ipotesi sulle cause.
Ieri il sindaco Settimo Nizzi si è recato alla spiaggia di Bados e ha espresso il cordoglio della comunità per la morte del bambino “tragedia per la quale non ci sono parole”.