Stop allo sport: il 40% delle società rischia di scomparire
RAVENNA. Da un’indagine del Coni emerge che il 40% delle società sportive rischia di scomparire in conseguenza della pandemia. Impianti chiusi, spogliatoi nel silenzio, allenamenti sospesi e settori giovanili fermi sono testimonianza di un mondo che ogni anno permette a migliaia di giovanissimi di vivere il loro sogno sportivo.
L’assessore allo sport, Roberto Fagnani, ha inviato una lettera alle società che svolgono la loro attività nelle strutture comunali, per avviare un confronto. «La pandemia ha avuto e avrà un impatto negativo su tutte le società sportive: noi faremo il possibile per aiutare il settore – dice l’assessore –. Già adesso abbiamo interrotto il pagamento dei canoni di affitto per gli impianti di proprietà del Comune. La Regione ha stanziato 3,5 milioni di euro da destinare, tramite voucher, alle famiglie che per questioni economiche potrebbero avere difficoltà a pagare le rette alle realtà sportive».
Fagnani è in attesa delle disposizioni del Governo e spera nello stanziamento di fondi anche dallo Stato per fare fronte all’emergenza: «È possibile che dal 4 maggio si possa ripartire con l’attività motoria individuale – dice –; può essere un primo modo per ripartire, ma non è una svolta per lo sport collettivo e organizzato, per il quale, per ora, non ci sono ancora certezze. Il Comune lavora per essere pronto alla ripresa delle attività e, se sarà necessario, interverrà nelle sue strutture per adeguarle a eventuali nuove esigenze».
Intanto in diversi settori emergono segnali di allarme. Il mondo della danza è fermo e non sa quando potrà riaprire. Daniela Pezzi, titolare della scuola La Soffitta delle arti sottolinea che dal 26 febbraio ogni attività è sospesa: «Le insegnanti sono a casa senza lavoro, in attesa dei 600 euro promessi dal Governo. Nel frattempo la nostra associazione paga i canoni di locazione per le palestre. Per noi è una situazione insostenibile e chiediamo che il Governo intervenga con urgenza per aiutarci fino a quando non sarà possibile riprendere le attività. La danza per le sue caratteristiche prevede il contatto ed è esercitata in luoghi chiusi, quindi non possiamo fare alcuna previsione sulla ripartenza. Quotidianamente però sento mamme e allieve che ci chiamano per avere notizie perché la voglia di tornare a ballare è tanta».
Contrariamente alla danza, il calcio è uno sport che si pratica all’aria aperta, ma non mancano le difficoltà per i tanti settori giovanili. «La stagione si è interrotta a marzo, quando i tornei e le competizioni entrano nel vivo – commenta Francesco Stucci, presidente dell’Endas Monti –. Per i settori giovanili è un colpo durissimo. Le società del territorio si stanno confrontando per capire come potranno superare insieme questa situazione. Il calcio è uno sport collettivo e non posso immaginare allenamenti in cui siano da rispettare distanze tra i giocatori. Probabilmente si potrà tornare a una parziale normalità solo quando le scuole riapriranno. Serviranno accorgimenti nei centri sportivi e negli spogliatoi. Potrebbero, ad esempio, essere utili i termoscanner per il controllo delle temperature, ma non tutte le società potrebbero essere in grado di sostenere simili investimenti. Servono fondi dal Governo e in tempi rapidi».