Ravenna, la tartaruga predatrice contro il granchio blu

Ravenna

Decine di tartarughe spiaggiate senza vita sul litorale ravennate, trascinate dalle mareggiate di stagione, i pescatori di vongole che rinunciano spesso a uscire in un mare infestato dai granchi blu per non danneggiare le reti, le anguille scomparse dal pescato dei capannisti: il mare d’inverno è più movimentato e problematico di quanto si creda. Ricerca scientifica e impresa cercano strategie comuni per contrastare l’invasione del granchio e dare una consistenza economica al fenomeno. Nei giorni scorsi l’università di Bologna ha organizzato un convegno ad Ozzano Emilia, nella sede del corso di veterinaria tutto dedicato all’ospite indesiderato del nostro mare.

Il monitoraggio

A Marina di Ravenna il Cestha, il centro sperimentale per la tutela degli habitat, da oltre un anno monitora la presenza del granchio attraverso il progetto Flag E - Sterna finanziato dal Comune. «Nel 2022 - racconta il direttore Simone D’Acunto - il numero di esemplari era basso, poi nella primavera di quest’anno è esploso. Stiamo cercando di capire il loro ciclo biologico per mettere in atto contro misure. Sappiamo che nella Sacca di Goro i volumi di fatturato da vongole e il prodotto sbarcato sono calati. I danneggiamenti, le ore di lavoro, il costo del gasolio e il volume del pescato non compensano i danni, che per una rete, che i granchi riescono a rompere, possono essere anche di 5 mila euro. E spesso preferiscono non uscire».

In Veneto nella laguna e anche qui si prova ad usare barriere metalliche rinforzate ma D’Acunto avverte: «Sono pericolose, se entra un piccolo granchio cresce lì e poi fa strage. La vera risposta è riconoscere agli esemplari un interesse alimentare, aumentare la domanda in modo che diventi una concreta risorsa per la pesca, insomma, imparare a conviverci». Il monitoraggio di Cestha si concentra nelle valli e in mare, vista l’enorme proliferazione che porta anche a fenomeni di cannibalismo. Dal mondo della ricerca le informazioni sono ancora poche. Intanto la start up Agromateriae del gruppo Tampieri di Faenza ha annunciato la volontà di studiare la possibilità di utilizzare gli scarti dei carapaci nella produzione di bioplastica e il settore della trasformazione alimentare si sta interessando alla polpa dell’animale.

I predatori

Nella dieta del predatore blu non ci sono solo le vongole ma anche le cozze, tanto che era riuscito a “incolpare” le tartarughe per le frequenti rotture delle calze degli allevamenti del mitile nero davanti alla costa. Ora è accertato che l’unico vero predatore del granchio è la tartaruga di mare, più interessata al crostaceo che alla cozza. «Nelle feci delle nostre tartarughe in degenza abbiamo trovato frammenti di carapace. Quindi può essere un elemento equilibratore, come la domanda alimentare umana che potrebbe aumentare la commercializzazione».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui