Ravenna, la sorella dell’uomo che ha ucciso la moglie malata «Faceva tutto per lei, temeva che al centro non l’avrebbero curata come lui»

«La curava come una bambina, faceva di tutto per lei. Si occupava di lei giorno e notte, a volte facendosi aiutare da delle donne, pur convinto che nessuno sarebbe riuscito a curarla con la stessa attenzione e la stessa premura che aveva lui». Le parole della sorella di Enzo Giardi non vogliono giustificare il gesto costato l’arresto del fratello, arrestato dopo aver ucciso la moglie malata nella tarda mattinata di lunedì 9 settembre 2024 a Ravenna. Piuttosto inquadrano il contesto nel quale è maturata una decisione a senso unico che ha posto fine alla vita di Piera Ebe Bertini. «Era una donna bellissima», continua la parente, comprensibilmente scossa dalla fine tragica di un matrimonio iniziato «una vita fa» e giunto a confronto con la malattia diagnosticata «ormai da una decina di anni». È ancora la sorella del 78enne a spiegare quelle che probabilmente erano le ultime confidenze del fratello, che tuttavia mai avevano lasciato trapelare intenzioni estreme: «Aveva paura di lasciarla sola, qualora a lui fosse successo qualcosa, diceva che nessun altro l’avrebbe curata come faceva lui». La signora infatti sarebbe stata trasferita in una struttura idonea a seguirla.
Testimonianze che riflettono anche quella di alcuni conoscenti, che parlano di «fulmine a ciel sereno» che ha distrutto «una bella famiglia». Lui, continua il ritratto dei vicini, «un buonissimo uomo, una bellissima persona, gentile, generosa», l’unico ormai della coppia a farsi vedere quotidianamente, immancabilmente affacciato al terrazzo e nel giardino per annaffiare le piante. Una serenità che sotto la superficie faceva i conti il desiderio della fine.