Ravenna, canoni d’affitto concordati con imprese: “Così evitiamo che le attività chiudano”

Ravenna

Sarà presentato entro la fine dell’anno il progetto della Camera di commercio per arginare il caro affitti tramite canoni di locazione concordati per sostenere le imprese, valorizzare gli immobili e mantenere attrattive città e paesi. Il progetto sperimentale è stato avviato a Ferrara per affrontare una delle questioni più spinose che investe il mondo del commercio che solo in provincia di Ravenna produce il 21,8% del valore aggiunto e rappresenta il 13,4% dell’occupazione complessiva (oltre 23mila persone). Il caro affitti per un’attività commerciale, con il calo dei consumi, è una delle prime cause di abbandono per i negozi di prossimità che garantiscono servizi, presidio sociale e favoriscono la sicurezza urbana.

Il progetto

La sperimentazione avviata nella città estense e da replicare a Ravenna ha dato vita a un nuovo modello di contratto di sei anni che prevede, per coloro che aderiranno su base volontaria, un canone minimo garantito con la prospettiva di una crescita graduale dell’affitto in relazione agli andamenti dei fatturati annuali. Un progetto seguito per Camera di commercio dal segretario generale Mauro Giannattanasio, che ha visto il coinvolgimento del Comune, di Confesercenti e Confcommercio, dell’Agenzia delle Entrate e di Asppi, l’associazione dei piccoli proprietari immobiliari. Il tutto al fine di rendere sostenibili i costi delle locazioni commerciali sia per le start-up d’impresa che per le attività esistenti e per assicurare ai proprietari di locali la possibilità di minori insolvenze.

«Dopo le prime valutazioni positive su Ferrara siamo pronti per presentare il progetto anche a Ravenna - assicura il presidente della Camera di commercio Giorgio Guberti - si tratta di accordi che reggono. Legare i canoni al fatturato delle attività porta a non dissipare il patrimonio commerciale all’interno della città e nei paesi e diventa un baluardo per evitare che un’impresa commerciale chiuda». Guberti ricorda il milione e mezzo erogato in 3 anni a fondo perduto per attività condotte da under 35 e i frutti raccolti con l’aumento di imprenditori giovani. «Le persone vogliono vivere nei quartieri dove ci sono più esercizi di prossimità, perché questi rafforzano le comunità, le rendono vive e accrescono il valore delle abitazioni, ma è necessario contrastare la desertificazione commerciale, incentivando l’innovazione e sostenendo la riqualificazione urbana». Anche le associazioni di categoria dell’artigianato guardano con interesse all’iniziativa ponendola come una delle leve per rivitalizzare i centri storici. Per Andrea Alessi, segretario comunale di Cna e per il segretario di Confartigianato Stefano Venturi si tratta di un’opportunità da cogliere. «Siamo molto interessati al progetto - conferma Alessi -. Sul tema del caro affitti sono necessari strumenti normativi per calmierare la situazione, come è avvenuto per le abitazioni con la cedolare secca. E i Comuni hanno poche leve. Lo sviluppo del terminal crociere porterà un numero notevole di turisti e le vetrine sfitte non sono una bella immagine. Ci vuole un mix di tutto, attività artigianali e servizi per una città viva che non deve diventare una bomboniera o un borgo finto».

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