Ravenna, alluvione, procedure complesse: “Poche le richieste di indennizzo”

Ravenna

La priorità rimane quella di sbloccare le procedure per gli indennizzi perché preoccupa il basso numero di domande presentate tramite la piattaforma Sfinge; manca il personale tecnico aggiuntivo che dovrebbe aiutare i Comuni a gestire le decine di cantieri necessari alla ricostruzione, e non sono ancora stati previsti rimborsi per i beni mobili. Queste sono solo alcune delle questioni emerse nel corso dell’incontro a porte chiuse organizzato ieri a sala Nullo Baldini per fare il punto sul post alluvione con il presidente della Regione Stefano Bonaccini, il sindaco e presidente della Provincia Michele De Pascale, la vice presidente Irene Priolo l’intera giunta regionale, i sindaci dei territori alluvionati, le parti sociali e datoriali.

Le domande presentate sono poco meno di 1.500 su una potenziale platea di 60 mila cittadini coinvolti, a fronte di procedure complesse che stanno creando difficoltà ai professionisti, sempre più restii ad accettare incarichi per perizie e pratiche, mentre famiglie e imprese alluvionate faticano a stipulare nuove assicurazioni in assenza di piani strategici per interventi sul territorio.

I nodi

«Abbiamo condiviso con tutti – spiega Bonaccini -, come siamo abituati a fare, le proposte di modifica delle procedure che verranno presentate al commissario Figliuolo, il 22 marzo prossimo a Bologna quando verrà ad incontrare tutto patto per clima e il lavoro». Per la parte pubblica le risorse ci sono, ma, avverte Bonaccini, rimane il tema della mancanza di personale per i piccoli comuni. «Dovrebbero essere 216 a disposizione dei comuni ne sono arrivati una quarantina, quando ho fatto il commissario del terremoto ne ho avuto a disposizione oltre mille persone in più». A preoccupare il miliardo e 200 milioni di euro per il quale hanno firmato le presidenti Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen per l’arrivo di fondi Pnrr. «Entro il 2026 va rendicontato e i decreti ancora non ci sono. Abbiamo chiesto ancora una volta che vengano inseriti i beni mobili. E sull’agricoltura c’è bisogno di fare in fretta, perché è la seconda voce del nostro export».

I piani

Da 23 corsi tra fiumi e canali romagnoli è esondato un volume stimato di 350 milioni di metri cubi che ha provocato allagamenti in pianura su circa 540 chilometri quadrati. In questo quadro il territorio ravennate risulta tutto esondabile e il sindaco De Pascale non nasconde le preoccupazioni. «Il bilancio è molto negativo, le procedure di indennizzo sono di fatto bloccate. Sulla parte pubblica abbiamo visto i lavori sulle reti fluviali e, concluse le progettazioni, tra poco partiranno le gare per il ripristino delle strade; per Ravenna sono finanziate al 100% le opere su Roncalceci e nella parte dei tre ponti a nord della città, mentre si attende per la parte sud a Fosso Ghiaia».

E sui piani strategici il sindaco conclude. «Le famiglie hanno perso il sonno, non c’è una visione di prospettiva, un piano strategico pluriennale per rendere sicuro il territorio. A un certo punto il governo è sparito e ha rifiutato di sedersi con noi attorno a un tavolo, ci preoccupa che i piani previsti per giugno, mese in cui scadrà il mandato di Figliuolo».

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