Ravenna, a quasi un anno dall’alluvione l’agricoltura è ancora in sofferenza

Ravenna

L’onda lunga dell’alluvione non si è ancora esaurita nei terreni agricoli della Romagna. I più sfortunati, nel maggio dell’anno scorso, sono stati allagati per diversi giorni sottoponendo le piante a un grandissimo stress. A distanza di undici mesi da quegli eventi, gli agricoltori osservano gli effetti sulle loro terre: «Già durante l’alluvione – spiega il presidente di Confagricoltura della provincia di Ravenna, Andrea Betti – ci eravamo chiesti quali sarebbero state le conseguenze, non solo nel breve periodo ma anche nei mesi successivi. A distanza di poco meno di un anno, osserviamo come stanno reagendo le piante. Dopo la fioritura delle scorse settimane, notiamo alcune drupacee in difficoltà. In particolare, per alcune varietà di albicocche osserviamo in questi giorni una forte riduzione della produzione. C’è stata un’allegagione nettamente inferiore alle attese. Altri segnali di allarme arrivano dalle coltivazioni di kiwi, le piante sembrano abbastanza scariche. C’è stata una scarsa fioritura. Guardiamo con attenzione alle prossime settimane. Quando arriveranno giornate calde con una certa regolarità potremo capire ancora meglio la capacità di reazione dei frutteti. Il timore è che alcune coltivazioni siano sopravvissute ma gli effetti negativi sulle piante possano essere sensibili e portare a una riduzione delle produzioni».

Incertezza sul futuro

Betti spiega che servirà un po’ di tempo per comprendere lo stato di salute delle vite: «Le piantine di vite più giovani si sono seccate e sono state estirpate, ora si tratta di capire la reazione degli impianti più maturi». Altro grande interrogativo riguarda le ampie zone che sono state investite da un massiccio strato di limo: «In quei giorni la terra è stata ricoperta da diversi centimetri di limo – spiega Betti -. Nei casi più fortunati si è riusciti a lavorarlo, ma oggi vediamo che nelle zone più colpite la composizione della terra è cambiata e non sappiamo come inciderà questa mix di limo e argilla. Non sappiamo quanto dovremo annaffiare e come risponderanno le colture. I primi segnali per i seminativi sono incoraggianti, ma dovremo attendere ancora un po’ prima di giungere a conclusione sulla fertilità dei campi».

Facendo tutti gli scongiuri, la primavera 2024 sembra essere stata risparmiata dalle gelate che si erano abbattute in questa stagione negli anni scorsi: «Fino ad ora è andata bene e speriamo che continui così – conclude Betti -. Man mano che passano i giorni i rischi di gelate si allontanano, ma con questo meteo abbiamo imparato a lavorare con sempre meno certezze».

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