Pd, nei settanta circoli di Ravenna parte la sfida per il nuovo segretario
Le primarie
I primi a partire saranno Cervia il 9, poi Ravenna il 10. Il calendario si infittirà nel corso delle settimane. Una volta compiuto l'iter e dopo la ratifica dell'assemblea, inizierà la vera e propria “campagna elettorale” dei candidati che condurrà all'ultimo appuntamento del 3 marzo con la platea degli iscritti affiancata da quella ben più ampia degli elettori. Dopo Zingaretti il prossimo a raggiungere il ravennate sarà Maurizio Martina, sabato alle 9,30 al mercato di Faenza, alle 11 a quello di Ravenna e infine ad Alfonsine per un pranzo. Per il segretario provinciale Alessandro Barattoni si tratta di un'occasione per riaprire il dibattito interno e soprattutto per guardare verso l'Italia che non ama il governo attuale. «Ho aderito al comitato a sostegno di Martina perché è in grado di unire e rinnovare il partito. In occasione delle primarie non sono mai stato neutrale, ho sempre fatto la mia scelta, poi però ho riconosciuto chi ha vinto come mio segretario. Al di là della mia scelta personale, in alcuni casi presenterò la mozione di Martina in altri ascolterò, non possiamo parlare del Pd senza discutere della manovra del governo, dei temi europei, o di cosa fare nei comuni in vista delle amministrative di maggio. Le due forze principale di governo mostrano segni di cedimento. Il congresso deve essere un momento di riflessione su i bisogni e sogni degli italiani».
Il clima
Lontano dagli entusiasmi degli albori quando le primarie del Pd erano un evento politico di grande rilevanza e partecipazione, il segretario non si perde d'animo e parla chiaro. «Dopo le elezioni di marzo avevamo chiesto come segreteria provinciale un congresso subito inviando una lettera aperta, certi che promesse del governo sarebbero svanite. L'opposizione del Pd non può essere solo parlamentare ma deve farsi sentire tra le persone e nei luoghi di lavoro. Il congresso va sentito come un momento in cui i cittadini ci percepiscono vicini ai loro problemi, anche chi ci ha voltato le spalle. Il senso deve essere: venite partecipate, diteci la vostra. Dobbiamo parlare a quell'Italia che non ha bisogno di condoni, che paga le tasse e a coloro che oggi non si sentono rappresentati. Non possiamo ridurre il congresso a una disputa personalistica, il confronto deve essere profondo e costruttivo».