In Romagna la “nursery” dello squalo grigio. La “sala parto” in mare tra Cervia e Marina di Ravenna

Ravenna

Non solo recupero di tartarughe. Per il centro sperimentale di tutela degli habitat di Marina di Ravenna, entra nel vivo infatti il progetto Life Prometheus che coinvolge Italia, Spagna, Francia, Cipro e Grecia con l’obiettivo di conservare squali e razze che vivono nel Mediterraneo, specie minacciate di estinzione. Per le nostre acque si tratta dello squalo grigio, animale sul quale gli operatori del centro sperimentale di tutela degli habitat lavorano da tempo, in stretta collaborazione con i pescatori. «Il progetto della durata di 5 anni - racconta il direttore del Cestha, Simone D’Acunto - e del quale siamo uno dei 18 partner con capofila l’università delle Marche, prevede una serie di attività con i pescatori per evitare le catture accidentali. Per quanto ci riguarda abbiamo osservato tra Marina di Ravenna e Cervia la presenza di una zona di riproduzione degli squali grigi ed è lì che lavoriamo quest’anno fino all’autunno con piccoli pescatori artigianali di Marina e Cervia, ma l’obiettivo è quello di muoverci su tutta la costa, passando dai 5 pescatori con cui collaboriamo a una 30 di addetti».

Il piano di azione

Per evitare le catture, il progetto prevede la sperimentazione di alcune soluzioni, come l’applicazione di magneti sulle reti da pesca al fine di ottenere un effetto repulsivo nei giovani esemplari, già capaci di percepire il campo magnetico. In più i pescatori sono coinvolti nella sperimentazione di nuovi strumenti di pesca da utilizzare nel periodo estivo, al posto delle reti nel periodo di fermo. L’uso di strumenti simili a gabbie o trappole potrebbe evitare la cattura degli squali e spostare l’attenzione sul consumo di altre specie anche coinvolgendo i ristoratori e gli chef nella promozione. «Si punta a specie diverse e ai crostacei, lo squalo non è un animale da tana, secondo la loro ecologia non vanno negli anfratti. Ci attiveremo per la promozione della piccola pesca e quindi per attivare la domanda senza impattare sugli squali».

La scoperta

Sono 12 i siti di aggregazione riconosciuti nel Mediterraneo in base al sistema internazionale Isra, Important shark and ray area, e proprio il lungo lavoro di osservazione della specie a rischio da parte di Cestha ha permesso di ottenere, grazie alla collaborazione con le università di Bologna e Padova, il riconoscimento del sito e di quella che appare una scoperta. Se l’alto Adriatico è riconosciuto come una sorta di nursery per gli squali grigi, l’area tra Marina e Cervia è un sito di parto per gli esemplari che sono soliti tornare. Nei mesi estivi si concentrano le nascite e con il fermo pesca l’uso di rete fisse determina le catture involontarie dei piccoli. In questo periodo quindi si concentrano maggiormente le attività in mare previste dal progetto. «Gli squali - prosegue D’Acunto - fanno migrazioni straordinarie ed è interessante capire la connessione tra le popolazioni. Nel Delta del Po ci sono aggregazioni giovanili, da noi ci sono i piccoli, nel Montenegro sono presenti gli adulti. Qui ci sono le condizioni per il parto ed è importante capire quali popolazioni vengono a partorire». Mentre si cerca la massima tutela dello squalo grigio, sono quasi terminati per il Cestha i rilasci in mare delle tartarughe, seguiti dal mese di giugno da un vasto pubblico di famiglie e appassionati. Si tratta degli esemplari recuperati e curati nell’ultimo anno. Rimangono infatti nel centro di Marina di Ravenna le ultime tartarughe salvate e quelle ancora bisognose di cura.

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