La Fede come ragione di vita. E una passione per il tennis. Suor Anastasia è entrata nel convento delle Carmelitane a Ravenna nel 1987. L’incontro con Dio per lei è stato totalizzante. Ad appena 20 anni ha fatto una scelta di vita radicale, in un convento di clausura, che l’ha portata a seguire la sua Fede ma lontana da una delle sue più grandi passioni: racchette e terra rossa.
Da giovanissima era una promessa del circolo Zavaglia a Ravenna: «Seppur piccolina avevo grande forza e il tennis mi entusiasmava - racconta -, ho iniziato a praticarlo quando frequentavo la quinta elementare. Ho ancora un rimpianto, non essere riuscita a vincere il Torneo delle Viole, mi fermai in semifinale. Mi mancava ancora qualcosa per trionfare».
La passione per il tennis non se ne è mai andata, nonostante la vita in convento: «La disciplina e la grinta che mi hanno insegnato i miei maestri di tennis mi è servita per affrontare il percorso religioso - racconta -. Ogni giorno svolgiamo la nostra missione con grande determinazione cercando di portare conforto e speranza». Quella che sembrava una passione impossibile da coltivare, da un paio d’anni è tornata a essere compagna di vita di suor Anastasia. Che ogni settimana si concede un’ora di tennis, nello stesso circolo che l’aveva vista protagonista da bambina: «Ho riscoperto il tennis grazie a un incontro casuale - dice - che è avvenuto proprio nel mezzo della mia missione di preghiera. In monastero ci dedichiamo principalmente alla preghiera, per noi è strumento di accoglienza dei fedeli, per portarli verso Dio e verso la vita. Qualche tempo fa una persona mi ha contattata per pregare in aiuto di un suo amico che doveva affrontare un problema di salute. Abbiamo pregato per lui e per fortuna il problema si è risolto. La persona guarita è poi venuta a trovarci e parlando è emerso che quest’uomo era un assiduo frequentatore del circolo Zavaglia. Con lui c’era un amico di lunga data che era nella squadra del circolo. Dopo un paio di mesi non ho più resistito e sono tornata in campo. Ora mi concedo un’ora di tennis alla settimana e per me è un momento magico, che mi restituisce attraverso lo sport molta energia. Essere tornata nello stesso circolo ha un significato speciale. Ci sono gli stessi alberi, che nel frattempo sono cresciuti. È come se quelle piante fossero testimoni del mio percorso. Ho ripreso da due anni e sono soddisfatta. Il tennis mi aiuta sia ad affrontare il mio viaggio interiore sia a dare forza alle tante persone che si rivolgono a noi in momenti difficili».
Chiediamo a suor Anastasia se il tennis - di cui tra l’altro è appassionato anche Papa Leone XIV detto non a caso il “papa tennista” - è in contrasto con la scelta monacale. «Prenderci cura del nostro corpo e della nostra salute è in piena sintonia con i valori cristiani, guai se non lo facessimo - risponde -. Per me un’ora di tennis rappresenta una vera e propria cura e proseguirò finché il fisico regge. Questa disciplina è stata una grande passione che è rimasta sopita per 35 anni, poi all’improvviso è rinata. Entrare in convento non significa cancellare il passato, niente va perduto. Tutto va recuperato, perché tutto mi ha portato fino a dove sono arrivata».