Ravenna, tra Pri e M5s il Pd sceglie l'alleato

Ravenna

L’emergenza sanitaria raffredda i toni della politica locale e le manovre per definire le alleanze per le elezioni comunali 2021 si fanno sotterranee. Il sindaco Michele De Pascale in corsa per il secondo mandato lavora all’allargamento della sua coalizione e al momento è lì, sembra di capire, che si giocherà la partita delle forze minori con il Pd per un posto al sole. Due le incognite: il M5S in cerca del simbolo e di un nuovo gruppo dirigente e il Pri insidiato nel proprio ruolo di alleato privilegiato dei democratici e percorso da tensioni interne. A complicare la vita dei 5S gli stati generali del movimento, in corso in queste settimane prima dell’assemblea pubblica online di domenica. «Ho partecipato ai lavori delle assemblee provinciali – spiega Marco Maiolini, attivista storico e consigliere comunale del gruppo misto – al momento abbiamo sospeso il confronto aperto da mesi in città al nostro interno. Non sappiamo cosa verrà deciso in materia di alleanze con altre forze, di organizzazione interna e sul vincolo del doppio mandato. In ogni caso dopo le decisioni prese qualcuno lascerà. Solo dopo capiremo cosa fare a livello locale, anche se c’è chi ci vorrebbe già schierati».

L’attivismo del vice
In casa repubblicana l’attivismo del vicesindaco Eugenio Fusignani, nonché segretario provinciale dell’Edera, nel rivendicare prima la necessità di definire gli assetti poi di discutere l’eventuale allargamento della coalizione, non sembra più condivisa da tutti. Il Pri ha chiesto in luglio la conferma del vicesindaco e di Fusignani, ora però sul tavolo vanno discussi proposte e programmi per mantenere con i democratici un ruolo non subalterno. Tanto più che troppe sono le forze in movimento nell’area laica di ispirazione civica per non impensierire l’Edera, corteggiata anche da destra. Fra chi rimane ancorato allo status quo, chi vorrebbe essere forza trainante di una nuova area laica per compensare l’arrivo sicuro di nuova linfa nelle formazioni di sinistra in maggioranza, e chi pensa a una battaglia di testimonianza fuori dagli schieramenti cala il silenzio, complice la pandemia che impedisce la convocazione della direzione.

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