Gli artisti di Kiev in fuga dalle bombe cantano l'inno di Mameli prima di partire per Ravenna VIDEO

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Stanchi dopo ore di viaggio alle 20,30 mettono piede in terra polacca e dopo gli abbracci con la delegazione ravennate, i coristi del teatro dell’opera di Kiev, a sorpresa intonano l’inno di Mameli e quello ucraino ed è subito commozione. Sono attesi da ore, alla stazione di Przemysl dalla missione umanitaria ravennate di Ravenna Solidale con Cristina Muti in prima fila che ha tenuto per tutta la giornata i contatti con la sessantina di artisti, in fuga su un vagone dedicato che li ha portati in salvo, oltre frontiera. Due pullman giunti da Ravenna li aspettano, la missione di Ravenna Solidale coordinata da Giovanni Morgese, Chiara Francesconi e Daniele Perini si avvicina alla meta, il medico “di bordo” Giammaria Fiorentini, l’interprete Marianna Vindimian, sono pronti per la prima accoglienza, mentre Cristina Mazzavillani Muti che per prima ha accolto l’appello del teatro rivede gli artisti incontrati in occasione del concerto dell’amicizia a Kiev nel 2018 e tiene stretto il gruppo ravennate, che conta anche il giornalista de Il Resto del Carlino Lorenzo Priviato, il fotografo Paolo Miccoli e il volontario Giampiero Bacchetti.

Punti di ristoro

Alla vicina frontiera non si vede il transito di persone in uscita e in entrata in Ucraina, i volontari approntano i primi punti di ristoro. Non nevica più da ore e le tracce al suolo sono scomparse, il cielo è plumbeo, e la voglia di ripartire è grande. Il grande centro commerciale della cittadina è diventato il punto di raccolta degli aiuti materiali da tutta Europa.

La richiesta di aiuto

Segue da lontano, le sorti del gruppo in fuga Franco Ballanti, il diplomatico italiano che lanciò l’appello qualche settimana fa. Raggiunto al telefono a casa, in una cittadina lontana da Kiev, parla con un filo di voce, poi si scusa, ma deve lasciare la conversazione telefonica, suona l’ennesimo allarme e deve fuggire nel rifugio. Dopo anni spesi nella diplomazia italiana e a intessere relazioni internazionali per il teatro dell’opera, culminate nel concerto dell’Amicizia di Ravenna festival del 2018 ora ha deciso di salvare gli artisti, lanciando un appello agli amici ravennati. Richiesta subito accolta, in pochi giorni, con molta determinazione le tante difficoltà burocratiche vengono superate, tra cambi di programma, autorizzazioni e pianificazione logistica. Con le prime luci della sera si accende l’insegna della stazione, mancano alcune lettere, ma nessuno se ne accorge. Tutti gli occhi sono per loro, per il gruppo in arrivo, composto dalla direttrice del corpo di ballo Olena Filipieva, l’etoile Olena Karandieieva, alcuni ballerini, il regista Oleh Tokar e il direttore Bogdan Plish, i coristi, il bibliotecario, e da Mariupol la famiglia ucraina di un diplomatico italiano. L’arrivo del treno e poi la dogana. Le lunghe pratiche doganali sono proseguite fino a tarda serata ma prima di partire una sorpresa: due bandiere e due inni per chi è venuto fino in Polonia solo per loro.

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