Ravenna, raccolta delle fragole a rischio: "Reclutare chi è a casa"

Ravenna

RAVENNA. Mancano pochi giorni poi sarà allarme vero per l’agricoltura, da metà aprile si apre la raccolta delle fragole e ancora i produttori non sanno chi coglierà la prima frutta di stagione con la chiusura ai lavoratori stagionali di est Europa, Asia e nord Africa. Perché poi sarà la volta di ciliegie, albicocche e pesche e così via. Con la paura arriva anche l’appello di Lucilla Danesi, responsabile commerciale di Geoplant vivai, società di famiglia che commercializza milioni di piante di fragole e di alberi da frutto in Italia e in Europa.

L’appello
«Ogni anno arrivano in Italia 370mila persone per le raccolte che si prolungano fino a settembre. Ho pensato che ci sono tante persone italiane che di solito lavorano nel commercio e nel turismo in estate, ora a casa. Facciamo in modo che chi vuole partecipi alle raccolte. Perché non chiediamo a tutti coloro che ad oggi non possono andare al lavoro di colmare il vuoto lasciato dagli stranieri e venire a lavorare in campagna? Serve una piattaforma che coordini la richiesta degli agricoltori e la domanda di chi normalmente fa altro nella vita. Sono in contatto con le associazioni di categoria perché si attivino subito come centro di raccolta dei curriculum. Mi hanno scritto in diversi per chiedermi come fare per lavorare. Una guida turistica mi raccontava che quando era studente aveva raccolto frutta e ora piuttosto che rimanere a casa è pronta a tornare in campagna. Io stessa prima della laurea ho sempre raccolto la frutta in estate. Fatevi avanti».

Grande distribuzione
Anche se non direttamente coinvolta nella raccolta perché Geoplant vende piante e non frutta, Lucilla Danesi non nasconde le preoccupazioni per un settore che rischia molto. «Questo della manodopera è un problema che si aggiunge a quello delle politiche scellerate della grande distribuzione. Anziché favorire il prodotto nazionale comprano all’estero dove svendono ancor più con l’emergenza Covid -19. Alcuni come Coop e Conad hanno deciso di comprare anche italiano, ma non tutti seguono. Poi rimane il tema della sostenibilità dei trasporti di merce che ha fatto 3mila km. Francia, Germania, Svizzera prima esauriscono il prodotto nazionale poi acquistano fuori». E sulla raccolta della frutta Danesi torna alla carica rivolgendosi alla politica perché garantisca l’assunzione di manodopera locale. «Come si narra in quel capolavoro che è l’Odissea: nessuno di noi si salva da solo. Bene, allora dunque accogliamo la realtà, trasformando questa epoca nell’odissea del ritorno ad una ritrovata solidarietà, complicità, reciprocità. Ognuno faccia la sua parte, se può, come può».

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