Ravenna, quegli agganci preziosi per ottenere i falsi green pass

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Ha fatto rumore a Ravenna e non solo la vicenda del dottor Mauro Passarini, con un viavai di curiosi davanti alla sua abitazione. Sono in tutto tre le persone al momento indagate nell’ambito dell’inchiesta sui falsi green pass ottenuti con vaccinazioni fittizie, secondo l’accusa praticate dal medico di base. Oltre al dottore e all’uomo che dal Veneto ha portato anche la figlia a Ravenna per sottoporla alla finta dose, c’è anche un poliziotto. Quest’ultimo, paziente del medico di base, sarebbe stato contattato dal 64enne all’indomani della perquisizione nel suo studio, il 18 ottobre, per chiedere aggiornamenti sull’indagine avviata nei suoi confronti. Proprio lui avrebbe consultato il sistema informatico interforze della questura, andando anche a salvare e visionare documenti informatici interni.

Agganci preziosi


Le indagini hanno fatto emergere che il nome del paziente con “agganci” preziosi, era tra i pazienti vaccinati dal medico di Marina di Ravenna. E quando ha accettato di sottoporsi all’esame sierologico per il controllo degli anticorpi è risultato negativo.
Non è l’unico. Con lui ci sono altri dipendenti pubblici della questura, per lo più figure amministrative: due donne e un uomo. Le prime, non assistite dal dottore, sono risultate a loro volta prive della copertura ma munite di green pass grazie alla registrazione emessa dall’ambulatorio del 64enne: una si sarebbe rivolta a lui - così ha riferito - per evitare l’ “ansia” provocatale dall’hub vaccinale, andando in compagnia della collega. E quest’ultima ha spiegato di non avere seguito le fasi di preparazione dell’iniezione, distratta dalla «confusione» presente nello studio.


Niente appuntamento

L’altro dipendente pubblico degli uffici di via Berlinguer, ha inoltre fornito dettagli sulle modalità per effettuare il vaccino: non era richiesta nessuna prenotazione, ma bastava presentarsi nell’ambulatorio, circostanza anomala rispetto alla procedura stabilita dall’Ausl, soprattutto alla luce dei tempi ristretti per consumare i flaconi una volta aperti, senza correre il rischio di sprecare le dosi.


Un oculista fra i pazienti

Attingendo dall’elenco dei 79 titolari dei green pass sospetti, gli uomini della Polizia di Stato hanno sentito finora una ventina di persone. Tra queste, 11 hanno accettato di sottoporsi al test anticorpale; una sola è risultata positiva. Ed è sul punto specifico che il gip Sabrina Bosi li definisce come «punta dell’iceberg di una situazione dai risvolti allarmanti». Altrettante persone si sono rifiutate di effettuare l’accertamento clinico. Fra loro figura anche un oculista ravennate, che recandosi dal medico indagato avrebbe completato il ciclo vaccinale giusto a metà ottobre.
È plausibile che nel corso delle indagini saranno sentite altre persone destinatarie del sequestro del certificato verde, al momento identificate come potenziali testimoni.

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