Ravenna, Mordini difende il suo film: "Andrebbe proiettato a scuola"

Ravenna

RAVENNA - Il regista Stefano Mordini e il film “La scuola cattolica” sono stati protagonisti, lunedì scorso, al cinema Mariani di Ravenna gestito da Cinemaincentro. Il cineasta – alla presenza dell’assessore alla cultura, Fabio Sbaraglia, e intervistato da Alice Fabbri e Francesco Della Torre – ha presentato al pubblico la sua ultima opera, che racconta il contesto in cui è maturato uno dei fatti di cronaca più cruenti degli anni Settanta: il delitto del Circeo.
Ispirandosi al romanzo di Edoardo Albinati, vincitore del Premio Strega nel 2016, Mordini è entrato nella Roma bene di un tempo, in una delle sue scuole più esclusive. «All’inizio mi era stato chiesto di realizzare una serie, anche per il fatto che il libro è molto articolato – spiega il regista –. Ho rifiutato questa idea rivendicando la necessità di sviluppare un film, che è un evento unico e arriva diretto. “La scuola cattolica” mi ha dato la possibilità di affrontare un fenomeno, molto chiaro in quegli anni, che vedeva al centro una questione di impunità di una certa società italiana. Si era convinti che da quel quartiere non potessero uscire brutture; invece, fu teatro di un fatto drammatico e sconvolgente. Nessuno si aspettava che da quel contesto potessero nascere dei mostri. Fu un delitto che cambiò la società italiana, a partire dalla concezione della violenza dell’uomo nei confronti della donna».

Mordini si è concentrato sul sentimento della vicenda, non sui fatti: «Non volevo una semplice ricostruzione. Ho cercato di non spettacolarizzare, lasciando fuori ad esempio le scene di violenza». Nonostante la scelta registica, il film (presentato fuori concorso all’ultima mostra del cinema di Venezia) è stato vietato ai minori di 18 anni. Si è parlato di censura e si è aperto un vivace dibattito che ancora oggi sta proseguendo: «Siamo stati censurati nelle intenzioni – dice Mordini –, è stata una scelta politica. Abbiamo fatto ricorso contro questa decisione che ha svelato un aspetto importante: se una commissione decide di vietare un film, si pensa ancora che il cinema possa spostare un giudizio o essere usato come propaganda. Questo vuol dire che il cinema è ancora vivo. Io rimango convinto che, anche alla luce del nostro ricorso, il divieto sarà tolto, in modo che il film potrà essere visto anche dalle generazioni più giovani. La mia speranza è di poter organizzare delle matinée nelle scuole».

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