Ravenna, Francesconi si dimette da capogruppo del Pri

Ravenna

Non si placano le tensioni nel partito repubblicano: dopo l’uscita pubblica delle componenti di minoranza con la decisione di non partecipare al Congresso di ieri, arrivano le dimissioni dal ruolo di capogruppo in Consiglio comunale di Chiara Francesconi. Una decisione presa alla luce di quella che chiama «un’emergenza democratica nel Pri». E all’indomani della condivisione del documento della minoranza firmato con Paolo Gambi, Stefano Ravaglia, Luisa Babini e altri 30 esponenti del partito la capogruppo interviene: «Ammetto che è stata una decisione ardua e combattuta, perché non dimentico di essere stata eletta grazie alle tantissime preferenze di cittadini che continuerò a rappresentare con senso del dovere e responsabilità. Da più di un anno – spiega la Francesconi – avverto un’emergenza: una carenza di democrazia nel Pri, non certo a livello formale, ma piuttosto sostanziale».

Convinta che il buon risultato elettorale alle elezioni Amministrative di ottobre portasse al superamento della reggenza del triumvirato e a una stagione unitaria, la Francesconi insieme all’ex segretario Stefano Ravaglia aveva preparato alcuni punti programmatici: dalla ripresa di un’iniziativa politica autonoma nei confronti del Pd, al rilancio dei temi cari al partito, contenuti nel programma elettorale di mandato. E ancora, la rappresentanza delle varie anime del partito negli organismi, evitando personalismi. «Garantire sia negli incarichi di partito sia negli incarichi esterni la rotazione delle nomine, evitando rendite di posizione e incompatibilità statutarie. Praticare la trasparenza e la puntualità nella celebrazione dei congressi e nella gestione amministrativa. Chi attualmente gestisce il partito ha rifiutato finanche di entrare nel merito dei punti presentati e ci ha quindi emarginati da qualsiasi ruolo futuro possibile» tuona. Le dimissioni sono quindi per la capogruppo un’inevitabile conseguenza. «Fra le persone che sono state escluse – conclude – ci sono molti di quei repubblicani che in qualche modo hanno ruoli e professionalità all’interno della società civile ed economica per loro competenze e non per incarichi di partito. Io mi metto a disposizione di ogni tipo di confronto sia di metodo che politico, ma vorrei interlocutori come me che siano in grado di dimettersi dagli incarichi pubblici e di affrontare una discussione per il bene del partito, scevra da interessi personali e senza che qualcuno reclami “rendite di posizione”».

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