Ravenna, false vaccinazioni: nella lista di Passarini anche politici e medici

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Politici, medici, infermieri e operatori socio sanitari. Non mancano nomi noti fra i 250 indagati per il caso dei finti vaccini. Fra i più conosciuti figura quello di Alberto Ferrero, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia. Nel corso dell’inchiesta, il green pass ottenuto grazie al dottor Mauro Passarini gli è stato sequestrato. Eppure il politico si è sempre battuto rifiutando l’etichetta di “no vax”. Lo ha fatto sottoponendosi a test sierologico, per poi mostrare esiti che a suo dire dimostrerebbero l’avvenuta vaccinazione. Ciononostante, per l’accusa le dosi certificate dal medico di base di Marina di Ravenna il 28 settembre e il 29 ottobre (poco prima dell’arresto e quando già il dottore era a conoscenza dell’indagine a suo carico) sarebbero in realtà fittizie.
Ma l’esponente del partito della Meloni non è l’unica persona che gravita attorno a Fratelli d’Italia ad avere ricevuto l’avviso di fine indagini. A fargli compagnia la candidata per lo stesso partito in consiglio alle ultime elezioni comunali; si tratta di un’operatrice sanitaria fra le prime alle quali è stato sequestrato il green pass. Ad allargare poi il cerchio, si nota come ci siano almeno altre cinque persone che hanno in passato partecipato ad iniziative del gruppo locale di FdI che a suo tempo si sono viste bloccare il certificato verde.
Non è dello stesso partito, e da tempo non calca più le fila dell’opposizione in consiglio comunale: ma non è sfuggito nell’elenco dei 250 indagati anche un ex politico di centro-destra ravennate.

Scorrendo l’elenco delle persone a cui è stato sequestrato il green pass si leggono i nomi di tante persone residenti fuori città ma anche alcune molto conosciute, come una professionista della sanità candidata con il Movimento 3V alle ultime regionali.

Corposo anche l’elenco dei sanitari. Un medico del reparto infettivi dell’ospedale di Ravenna e almeno quattro infermieri, oltre a un oculista e a una psichiatra. Facendo parte della categoria lavorativa che per prima è stata soggetto a obbligo vaccinale, si sarebbero rivolti al collega 65enne per ottenere la finta copertura anticovid e poter riprendere a lavorare.

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