Ravenna e i pesci da salvare: “Destra Reno, mai visto un disastro così”

Trenta volontari hanno lavorato incessantemente per 72 ore, giorno e notte, per salvare più pesci possibile. Lo sforzo straordinario è stato condotto dai volontari di Eurocarp, associazione che si batte e vigila per la salute delle acque interne, che sono riusciti a sottrarre tra gli 80 e i 90 quintali di fauna ittica dalla trappola mortale del canale Destra Reno. «Siamo intervenuti all’altezza di Taglio Corelli dove molti pesci si erano rifugiati trovando condizioni più favorevoli– commenta Mirco Maltoni, consigliere di Eurocarp -. Siamo riusciti a ottenere un risultato così importante grazie alla collaborazione del Comune di Alfonsine, che ci ha messo a disposizione dei mezzi fondamentali per salvare più pesce possibile. La dotazione di Eurocarp era infatti insufficiente a rispondere a una simile emergenza. I pesci sono stati strappati a una morte quasi sicura e portati in acque libere nel Ravennate e nel Ferrarese».

Per quanto riguarda la moria registrata sul canale Destra Reno, Maltoni parla di «disastro incalcolabile. Eurocarp è attivo dal 2006 e mai ci eravamo imbattuti in una situazione simile – dice – . Temiamo che ora, al posto della vita, sia rimasto solo un deserto lungo questo corso d’acqua che percorre il territorio per circa 30 chilometri. Forse in qualche piccolo punto riparato, alcuni pesci sono riusciti a salvarsi ma si tratterebbe comunque di quantità molto esigue. Purtroppo nel canale si è riversata acqua alluvionata che ristagnava anche da tre settimane in realtà antropizzate e agricole. L’alluvione ha investito paesi, attività produttive, rifiuti, contenitori di combustibile. La fauna ittica e la flora sono state investite da una marea maleodorante che si è rivelata letale. Nei giorni della strage di pesci, il canale sembrava qualcosa di nauseabondo. È stato uno spettacolo terribile. In questo momento penso al lavoro che sono riusciti a fare i nostri volontari». L’intervento compiuto a Taglio Corelli si è svolto giorno e notte: «Alcuni nostri volontari hanno dormito sul luogo perché c’era un rischio concreto – commenta Maltoni -. Temevamo che i bracconieri intervenissero per prelevare il pesce e, con ogni probabilità, destinarlo alla vendita. In certi mercati, soprattutto esteri, carpe e siluri rappresentano pesci pregiati. In zona, mentre stavamo salvando degli esemplari, avevamo notato bande di predoni che avevano capito dove il pesce si era rifugiato ed erano interessati a catturarlo. Di fronte a questo pericolo, alcuni di noi hanno dormito in tenda sorvegliando la zona».

Chiediamo a Maltoni quali azioni siano ora possibili per restituire un po’ di vita: «La nostra associazione è per lo più formata da pescatori sportivi che ogni anno pagano una licenza alla Regione per poter pescare. L’Emilia Romagna potrebbe ora dare un bellissimo esempio, reinvestendo parte della cifra incassata dalle licenze per immettere nuovo pesce nel canale di bonifica colpito dal disastro. Non appena le condizioni torneranno a esser favorevoli, potrebbero essere immesse carpe e tinche in modo da fare tornare un po’ di vita sul Destra Reno».

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