Ravenna, dalla questura al fronte per la guerra: "Aiuto chi fugge dall'orrore"

Ravenna

La solidarietà non conosce confini, specie se oltre frontiera infuria una guerra. Lo sanno bene i volontari dell’associazione di Bagnacavallo Help for family che da anni sostengono in Romania il lavoro del centro Maria Ward in favore dei bambini di strada a Radauti, al confine con l’Ucraina. Ora però c’è un’altra emergenza a cui fare fronte con l’arrivo di profughi in fuga dalle città ucraine. Andare in Romania al confine con l’Ucraina per Massimo Marcis, dopo una vita al servizio della Polizia di Stato, è diventata un’abitudine, non solo per motivi affettivi legati alla famiglia della moglie, ma anche per dare una mano insieme al presidente di Help for family Tonino Rossi al centro, retto da suor Teresiana. «Fra gente di frontiera c’è molta solidarietà ci si aiuta – racconta l’ex dirigente della questura di Ravenna – abbiamo visto arrivare migliaia di persone, in prevalenza giovani donne con figli. E nonostante sia aprile qui ancora nevica e raggiunge i meno 5 – 9 ogni giorno. Parlando con loro la speranza è sempre quella di rientrare presto in Ucraina, nessuno nonostante la durezza del conflitto e le devastazioni, vuole recidere il legame con il proprio paese. E per questo non si allontanano troppo: l’unico pensiero è quello di rientrare il più presto possibile. Vediamo gente molto determinata, di grande dignità». Sono arrivati con mezzi privati e con mezzi pubblici in una zona montana turistica, dove la rete degli alberghi è stata destinata all’accoglienza dei profughi. Ma passata la frontiera, a Radauti, nel distretto di Suceava, la primissima accoglienza, organizzata dal governo rumeno, avviene in edifici pubblici e lì i volontari di suor Teresiana offrono aiuto e garantiscono la fornitura e la pulizia delle lenzuola per le prime notti, grazie al servizio di lavanderia usato per i 50 bambini seguiti nel Centro Ward. «A Siret, a pochi passi dalla frontiera – prosegue Marcis - c’è la dogana e il punto di raccolta di tutti gli aiuti provenienti dall’Europa, nella zona la nostra protezione civile è presente per il supporto logistico e a livello sanitario. Arrivano aiuti e beni mirati, davvero ciò che serve. C’è una grande organizzazione. Ho visto passare una colonna di mezzi dei vigili del fuoco francese diretta oltre confine che verranno donati alle città ucraine. Qui per fortuna è tutto tranquillo». Nonostante non ci sia una militarizzazione della zona di confine come si vede in Polonia, rimangono i timori per l’eventuale allargamento del conflitto. «L’aeronautica italiana con due squadroni e quella tedesca garantiscono la difesa dello spazio aereo, affidata alla Nato. Sentiamo passare spesso i nostri Eurofighter. La speranza è che non ci siano incidenti di frontiera, imprevedibili o in qualche modo procurati».

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