RAVENNA – Prima le piogge torrenziali che hann devastato la collina e sfigurato la pianura e i suoi fiumi, poi il caldo estremo che mette a dura prova le coltivazioni. C’è massima attenzione per le zone naturali protette con monitoraggi quotidiani dei livelli di acqua nelle valli, saliti di 20 cm rispetto allo scorso anno e anche per lo stato di salute della fauna selvatica, a rischio botulino. Le acque dell’alluvione hanno raggiunto la pialassa Baiona ma il sistema realizzato nei secoli passati, durante la dominazione veneziana, ha retto l’urto del cambiamento climatico e la laguna di acqua salmastra, al pari della pialassa Piomboni, si è rigenerata in pochi mesi. «Le pialasse – spiega il direttore del Parco del Delta del Po Massimiliano Costa – sono in equilibrio con il mare, anche se la parte sotto pineta ha livelli più bassi e riceve acqua dal Fossatone. La Baiona ha ricevuto le acque dei canali provenienti da Villanova e Fornace Zarattini, ma si tratta di un ambiente dinamico e il ricambio è veloce. Il Comune fa un monitoraggio costante misurando la torbidità e la presenza di ossigeno, valori compromessi nei giorni dell’alluvione e migliorati ora, segno che il ricambio è avvenuto».
Non interessata dalle acque dell’alluvione, Punta Alberete con 20 cm in più nella foresta allagata dovuti alle piogge rispetto ai livelli del periodo, vive in una fase delicata nella quale si deve decidere se svuotare o meno la valle per evitare la moria di anatidi da botulino. «Facciamo controlli ogni giorno, di solito in luglio approfittiamo per lo sfalcio dei canneti, quest’anno non è stato possibile. Nella valle Mandriole siamo invece a 40 cm, l’acqua è ben ossigenata ma evapora un cm al giorno e a Ferragosto dovremo decidere se toglierla per asciugare ed evitare di arrivare a fine mese in secca con la possibile proliferazione del botulino. Si tratta di ambienti delicati, in condizioni naturali un tempo erano attraversati dalle acque dei fiumi, ora spetta a noi alimentarli e regolarli».
Se le valli attorno a Ravenna hanno retto l’urto dell’alluvione, peggio è andata alle acque salmastre delle Saline di Cervia e dell’Ortazzo dove oltre alla perdita del raccolto del sale, la fauna e la flora sono state colpite duramente. «In acque dolci – prosegue Costa –, animali e piante hanno strategie di sopravvivenza alle piene dei fiumi, ma nelle aree salmastre 10 cm di acqua dolce sono veleno, significa la perdita dei nidi a terra e la morte dei microrganismi. In maggio avocette, cavalieri d’Italia, gabbiani, sterne e fenicotteri hanno perso i nidi». Se per i fenicotteri di cova se ne parlerà il prossimo anno, per altre specie si pone il tema della migrazione. «Tanti sono impegnati in queste settimane in una seconda nidificazione che vuol dire lo svezzamento a metà agosto e la partenza, nel caso delle starne per il Sud Africa, a metà settembre con poco tempo per recuperare».