Ottenere un prestito in Italia per famiglie e imprese: più difficile di Francia e Germania

I prestiti in Italia per famiglie ed imprese, sono sempre più complessi da ottenere. Prima la crisi da Covid-19 che ha costretto gli italiani ad una manovra di contenimento del patrimonio, poi la guerra tra Russia e Ucraina che invece, ha rialzato terribilmente i prezzi, inclusi i tassi di interesse.

A tal proposito abbiamo chiesto agli esperti di Prestitimag, tra i portali più autorevoli in Italia su prestiti personali, come si sta muovendo il mondo dei finanziamenti per famiglie e piccole imprese.

Finanziamenti in Italia: perché è 3 volte più complesso rispetto Francia e Germania?

Di recente, la Banca Centrale Europea, ha svolto una indagine interessante, coinvolgendo più di 100 istituti di credito appartenenti all’Eurozona. Dal report, si legge quanto segue:

Nel terzo trimestre del 2022 le banche dell’aerea euro hanno ulteriormente inasprito i propri standard di credito, ad un ritmo leggermente al di sopra del picco osservato dopo lo scoppio della crisi del Covid-19”.

L’inasprimento si sarebbe manifestato in maniera più accentuata, per i finanziamenti destinati alle piccole imprese, e per quelli di lunga durata. Situazione leggermente migliorata per i prestiti di breve durata, e per quelli richiesti dalle grandi aziende.

L’indagine ha coinvolto con esattezza questi Paesi europei: Germania, Francia, Italia e Spagna.

Il problema più grande, è che l’Italia è il Paese con il più alto indice sugli standard per accedere al credito bancario. Se in Spagna, Germania e Francia (Paese dove la percentuale è addirittura minore), l’indice registrato si attesta al 30%, in Italia è oltre l’80%.

Le cause da associare sono diverse, per citarne una, ad influenzare maggiormente questo dato è l’inasprimento netto degli standard di credito per i finanziamenti immobiliari, che è stato misurato come il più ampio dal quarto trimestre dell’anno 2008.

La Banca Centrale Europea però, sostiene che questo fenomeno manifesta una maggior percezione di rischio piuttosto che una assicurazione per gli istituti di credito. Dunque, è anche questo il motivo per la quale in Italia vengono chieste molte più garanzie per ottenere un prestito.

Sempre nella sua indagine, la BCE ha fatto notare che “la domanda di prestiti delle famiglie è diminuita sostanzialmente. Pertanto il livello generale dei tassi di interesse, il calo della fiducia dei consumatori e le prospettive del mercato immobiliare hanno tutti contribuito negativamente alla domanda di mutui per l'acquisto di abitazioni”.

Non è una novità dunque, che i tassi di interesse sono in continuo aumento. Complice l’inflazione e il carovita, che sta mettendo in ginocchio e in forte preoccupazione, non solo le famiglie italiane e le imprese, ma anche le banche.

La Banca Centrale Europea è preoccupata per un altro aspetto, quello relativo alla possibile riduzione in futuro, non solo della domanda per ottenere credito da destinare agli immobili, ma anche per quella relativa ai finanziamenti personali.

Già dal quarto trimestre del 2022 – sempre sottostando a quando detto dalla BCE – dovrebbe esserci un altro inasprimento degli standard di credito, che causerebbero un notevole abbassamento di interesse per ottenere finanziamenti e accendere mutui.

Settore finanziario in crisi? Ecco la potenziale soluzione del Governo

La situazione economica a livello globale, ma soprattutto in Italia, è in crisi. Oltre all’inflazione, quello che si rischia è anche il fenomeno della stagflazione, ovvero oltre ad aumento di costi, anche un’assenza di crescita finanziaria.

A combattere questo fenomeno, ci provano alcuni istituti di credito. La Cassa di Ravenna S.p.A ad esempio, come si può leggere qui, ha voluto azzerare i tassi di interesse sui finanziamenti personali, tenendo conto che potrebbero servire anche per il pagamento delle utenze domestiche e dei beni necessari per sopravvivere.

Il Governo invece, vuole scongiurare a tutti i costi la perdita di liquidità delle imprese e delle famiglie italiane, motivo per cui nel Decreto Rilancio stilato durante la pandemia, aveva messo sul piatto 12 miliardi di euro in favore di enti locali e Regioni italiane, per saldare il pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni nei confronti dei fornitori.

Per le imprese invece, il Ministero dell'economia e delle finanze aveva concesso una moratoria su:

  1. Linee di credito in conto corrente;
  2. Prestiti per anticipi su titoli di credito;
  3. Scadenze di finanziamenti a breve termine e rate di finanziamenti e canoni in scadenza.
Tutto ciò, per un volume totale di prestiti oltre a 300 miliardi di euro. Oggi effettivamente, piccole e grandi aziende hanno potuto godere di tale “aiuto”, cercando di risollevarsi un po’dopo la crisi causata dalla pandemia del Covid-19.

Oggi quel che potrebbe migliorare la facilità di accesso al credito non sono soltanto le minori garanzie, ma anche delle possibilità di aver accesso ad un fondo perduto.

Ad oggi in Italia, sia imprese che privati, per ottenere un finanziamento devono godere di un ottimo merito creditizio, ma vista e considerata la situazione attuale, le complessità sono in aumento. Intanto, la prima causa da associare a tutto questo, è la questione precariato.

Senza contratti a tempo indeterminato, difficilmente le banche possono predisporre un finanziamento a lungo termine. Non di meno, anche con l’aumento dei tassi di interesse insieme al caro bollette, comporta una netta difficoltà e forti dubbi, sul richiedere un prestito.

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