Concorrenza, 400 portuali in allarme

Rimini

RAVENNA. Terremoto nei porti italiani, dal ministero dello Sviluppo economico esce una bozza di legge sulla concorrenza e scatta l’allarme occupazione e sicurezza. Ravenna con Genova e Civitavecchia e altri scali potrebbero vedere scomparire i servizi portuali così come li conosciamo, con gli operatori riuniti in una cooperativa, per tradizione nota in città come compagnia. A dare il tormento è l’abrogazione dell’articolo 17 della legge 84 del 1994 che disciplina la fornitura di lavoro temporaneo nei porti e l’apertura del mercato dei servizi tecnico-nautici forniti dai rimorchiatori, ormeggiatori e dai piloti. Se i servizi tecnico nautici vengono posti «in regime di libera iniziativa economica» a partire dal 31 dicembre 2015, si apre il problema di chi materialmente eseguirà i lavori e si crea uno scenario nel quale qualsiasi cooperativa o società interinale può proporsi ai terminalisti e avere accesso alle banchine senza più controlli dell’Autorità portuale.

La cooperativa portuali attualmente conta 340 soci, 170 dipendenti e un indotto diretto di 100 lavoratori, oltre 400 persone che sperano nello stralcio del capitolo di legge dedicato alla portualità. Un’eventualità da non escludere ma per ora nulla è certo e la bozza è osteggiata dai diretti interessati e da parte della politica locale, con il parlamentare Pd Alberto Pagani e il vicesindaco Giannantonio Mingozzi pronti ad attaccare la scelta del governo.

Ma l’attacco diretto arriva dal presidente della cooperativa portuali Allen Boscolo, che la prossima settimana a Roma parteciperà come vice presidente all’incontro dell’associazione nazionale delle compagnie portuali d’Italia. «Per noi è una doccia fredda, la deregolamentazione sarebbe devastante e metterebbe a rischio i posti di lavoro, gli investimenti e permetterebbe a soggetti poco chiari di affacciarsi in porto. Non arriverà una nave in più, ma aumenteranno infortuni e illegalità. Non vorrei che i porti italiani diventassero come i campi di raccolta ortofrutticola di certe regioni dove regna il lavoro nero e non c’è alcuna sicurezza sul lavoro. Nel 2014 abbiamo assunto 70 persone, investito 700 mila euro in formazione e oltre un milione di euro per la movimentazione delle rinfuse. Lunedì abbiamo assunto 15 lavoratori che prima di vedere il porto rimarranno chiusi in aula per una settimana. Per noi il mercato è già libero. Se le cose cambieranno sarà più facile speculare e i costi sociali saranno altissimi. Si è lottato per oltre vent’anni per avere la pace sociale e ora torniamo agli anni Ottanta».

Dal sindacato Danilo Morini di Cgil avverte: «Smantellare realtà virtuose significa andare verso la barbarie del prezzo più basso e Ravenna non può permetterselo. Con altri scali valuteremo ogni azione fino al blocco dei porti se sarà necessario».

 

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