La centrale è realtà: costerà 126 milioni

Rimini

RAVENNA. La storia della riconversione dell’ex zuccherificio Eridania di Russi scritta dai vincitori parla di un investimento da 126 milioni di euro per un impianto alimentato a biomasse e a biogas capace di dare occupazione a quasi 300 persone tra addetti agli impianti (75) e indotto (210 unità). A fine estate è prevista l’apertura dei cantieri con 200 lavoratori impegnati nella costruzione del complesso, a metà 2016 è atteso l’avvio della centrale. Numeri presentati ieri, nella sede di Confindustria, con piena soddisfazione, dopo otto anni di battaglie, dai vertici di Seci Energia del gruppo Meccaferri e da Enel Green Power, proprietari al 50% di Powergroup. Il consiglio di Stato nel dicembre scorso ha infatti chiuso la vicenda, confermando la legittimità degli atti approvati da Regione, Provincia e Comune per la riconversione, in risposta al ricorso al Tar di alcune associazioni ambientaliste, presentato per ottenere l’annullamento delle autorizzazioni. Dal compiacimento generale al rammarico, il padrone di casa Beppe Rossi, vicepresidente degli Industriali non ha dimenticato di sottolineare la lunga attesa dovuta anche al complesso iter amministrativo iniziato nel 2008, indicando Ravenna come «capitale della burocrazia».

Ma la vera vittoria sembra in mano al sindaco di Russi Renzo Retini, che in piena sintonia con i toni da campagna elettorale imminente esordisce: «Portiamo a casa un grande risultato. Questa riconversione l’abbiamo voluta con l’azienda prima della crisi per valorizzare la filiera agroenergitica. Perdere otto anni per ricorsi strumentali è una roba da pazzi. Si è voluto bloccare lo sviluppo in un territorio dove c’è grande sofferenza. Nella convenzione che abbiamo sottoscritto c’è l’impegno a coinvolgere le imprese del territorio. Le aziende di Ravenna vogliono sedersi a tavola, nell’ambito della logistica, delle manutenzioni e delle costruzioni».

La soddisfazione al tavolo dei relatori è palpabile tanto che c’è chi parla di una nuova primavera, indicando erroneamente la giornata di ieri come il solstizio della nuova stagione. Ma equinozi a parte, sono ancora i numeri a parlare: la produzione annua complessiva della centrale è stimata in 222 Gwh, una quantità in grado di soddisfare il fabbisogno di 84 mila famiglie, evitando - si legge in una nota di Powercrop - l’emissione in atmosfera di 117 mila tonnellate all’anno di CO2. La centrale avrà al proprio interno un impianto a biomassa, con una potenza installata di 30 Mwe, alimentato da cippato di legno vergine da filiera. Ogni anno saranno necessarie circa 270 mila tonnellate di materiale. L’impianto a biogas avrà invece una potenza di 1 Mw e sarà alimentato con 18 mila tonnellate all’anno di insilato di mais (tecnica di stoccaggio di cereali) e 26 mila tonnellate all’anno di deiezioni suine, provenienti dagli allevamenti limitrofi.

L’amministratore delegato di Seci Energia Raimondo Cinti, per anni in prima fila nella lunga battaglia per la centrale, afferma sicuro: «Siamo qui per ripartire», mentre l’ad di Powercrop Russi parla di grande entusiasmo per il secondo impianto avviato fra i cinque da riconvertire in Italia. Un ottimismo che tutti sono pronti a trasferire alle aziende locali, Marco Santoni dell’ufficio acquisti di Enel green Power infatti raccomanda di partecipare alle gare di appalto non in ordine sparso ma dando vita a veri e propri consorzi, capaci di competere per le forniture, la movimentazione terra, il cemento armato e l’impiantistica.

 

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