Apertura ai "5 stelle", non tutti sono contrari

Ravenna

RAVENNA. Con il peso del risultato elettorale sulle spalle e il segretario nazionale dimissionario, il Pd si ritrova ora tirato a forza nella questione di un’eventuale alleanza con il M5S per garantire comunque un governo. E se i big del partito in maggioranza bocciano l’ipotesi, anche in città si discute fra favorevoli e contrari. Un dibattito alimentato anche da alcuni esponenti di LeU che vedono nel dialogo con i “5 stelle” un atto di responsabilità, così Giovanni Paglia, così Claudio Fava.

Stampella sì, stampella no

In città lo sbarramento sembra compatto, dal segretario provinciale Barattoni, ai parlamentari eletti, all’assessore regionale Corsini, ai consiglieri regionali Bessi, Bagnari, Rontini. Ma la base discute nei social, fra chi vorrebbe un atteggiamento comunque costruttivo e coloro che accettata la lezione degli elettori vogliono vestire i panni degli oppositori in vista di tempi migliori. La terza via – quella di votare singole proposte stando fuori dal governo – piace ancor meno. Uno stallo che solo il presidente della Repubblica potrà superare, anche perché lo spettro di nuove elezioni in tempi ravvicinati allarma tutti e apre la strada a nuove emorragie.

«Hanno vinto le elezioni ora governino». È il commento più frequente ma c’è chi non si rassegna a consegnare nelle mani dei 5Stelle e della Lega la guida del paese. Lo sconforto è grande e la segreteria provinciale di ieri sera e i prossimi appuntamenti dedicati alla riflessione interna dovranno tenerne conto.

Il dibattito

Intanto Andrea Baravelli, docente di storia contemporanea, intellettuale vicino alla sinistra di governo lancia un monito. «Cosa si aspetta a bandire gli stati generali della sinistra che permettano ai congressi di confrontarsi su piattaforme politiche reali, su idee differenti di cosa deve essere la sinistra oggi. Perché di congressi fatti per scegliere chi è più simpatico o bello, più divertente o più serio, anche no... abbiamo dato già nell’ultima barzelletta di congresso».

Dal canto suo Andrea Corsini, convinto della necessità di stare all’opposizione, suona la carica: «ll Pd deve essere nei luoghi di lavoro, là dove ci sono sofferenze e disagio sociale, il Pd deve essere vicino ai tanti piccoli imprenditori, alle partite Iva e ai lavoratori autonomi, che vivono con sofferenza la globalizzazione e che si sono rifugiati nelle politiche nazionaliste, protezionistiche della Lega e dei 5 stelle. Sono abbastanza certo che molti ex elettori del Pd e del centro-sinistra ci hanno temporaneamente abbandonato ma non vedono l’ora di tornare dentro la casa di un rinnovato partito della sinistra riformista. Forza e al lavoro».

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