Il Pd cerca di raccogliere i cocci. «Ma non faremo la stampella»

Ravenna

RAVENNA. I vincitori consacrati dalle urne ringraziano gli elettori, il Pd invece restringe il campo ai volontari e agli iscritti, come se il problema fosse sempre e solo circoscritto alle dinamiche interne in un eterno conflitto. E mentre i big nazionali hanno già cominciato la battaglia di posizione, qui il partito va tenuto insieme, tanto più davanti a una sconfitta piena e alla prospettiva di un 2019 in trincea con elezioni comunali in 14 comuni del ravennate.

Un banco di prova per il segretario Alessandro Barattoni, che può vantare di aver conquistato, anche se di poco, i tre collegi uninominali, come quasi nessuno in Italia. Domani sera il primo luogo di confronto sarà la direzione provinciale, in attesa di quella nazionale fissata per lunedì prossimo. La sospensione del candidato del Movimento 5 stelle, impossibilitato a fare campagna elettorale, e la mancanza di gruppi autorizzati, ha dato una bella mano agli sfidanti, ma alla fine il Pd conserva le proprie pedine anche se a Ravenna e Cervia non è più il primo partito, superato proprio dai 5Stelle.

L’autoanalisi

«Il risultato di domenica è pessimo – esordisce Barattoni, che affida ai social network alcune considerazioni –. È stato un voto politico e si sono votati i simboli: il nostro è stato debole, sconfitto quasi ovunque. L’elezione di Alberto Pagani, Marco Di Maio e Stefano Collina è un risultato unico a livello nazionale e frutto dell’unità e del lavoro di tutti ed è doveroso ringraziare per questo i segretari comunali e di circolo, i volontari e i militanti che ci hanno messo il cuore, ma non deve diventare una scusa per non discutere. Dobbiamo assumerci tutti, io per primo, la responsabilità del risultato del Pd in provincia di Ravenna. Dovremo ripartire dalle macerie e ricostruire facendo opposizione e soprattutto ripensando noi stessi. Per fare questo penso sia indispensabile capire che è necessario riprendere a discutere di temi, di politica e di politiche al di là del destino personale di ognuno di noi. Per fare questo credo – tiene a sottolineare – sia da sgombrare immediatamente il tavolo da tutte le ipotesi di stampella da parte del Partito Democratico ad un qualsiasi governo».

L’orizzonte

Risultati come Cervia con il sorpasso del M5S al 27,71% sul Pd fermo al 26%, con la Lega al 20% o di Russi con il M5S al 27,62%, Pd al 23,69 e Lega al 20,59% non lasciano dormire sonni tranquilli, e conta poco se a Lugo il Pd tiene con il 32% e i grillini sono al 22%. Una Lega – va detto – che ovunque è sopra il 15%, tranne Massa Lombarda e passa il 20% in molti comuni, chiamati alle urne tra poco più di 12 mesi.

Allora l’orizzonte impone al Pd un cambio di passo. «Il centrodestra e il Movimento 5 stelle hanno nettamente vinto le elezioni politiche – scrive l’assessore regionale Andrea Corsini –. Il Pd non deve essere la stampella di nessuno. Siamo di fronte non ad una sconfitta ma ad una débacle di portata storica. In queste ore mi chiedo chi rappresenta oggi il Pd, quale visione di società abbiamo e siamo riusciti a comunicare. Ripartiamo da queste domande. Pur in un quadro desolante per il Pd, la compattezza del gruppo dirigente è comunque un elemento di forza. Però tutto questo rischia di non bastare. Anche a Ravenna abbiamo perso tantissimi voti e nel 2019 avremo scadenze elettorali importanti. Rialziamoci subito e ripartiamo con forza, coraggio, abnegazione ma sopratutto con grande umiltà e disponibilità all’ascolto».

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