Amianto, boom di vittime anche tra chi pensava di lavorare al sicuro

Rimini

RAVENNA. Idilio Galeotti andrà nelle scuole superiori la prossima settimana, per parlare di amianto, dei rischi legati all’esposizione a questo materiale, delle malattie correlate e del nuovo fenomeno rilevato dal Registro nazionale mesiotelioma. Sono in aumento infatti le morti causate da danni ambientali, che hanno colpito persone mai entrate in contatto con l’amianto o con lavorazioni del pericoloso materiale sul luogo di lavoro. Per il referente provinciale dell’associazione Familiari e vittime Amianto, è un modo per onorare la memoria delle 200 persone che dal 1996 ad oggi si sono ammalate e sono morte nel ravennate. «Ci siamo sempre occupati degli esposti o di quei familiari che entrati in contatto con gli indumenti dei congiunti si sono ammalati. Ma finora era stato sottovalutato il nesso fra la presenza di amianto nei luoghi di lavoro e l’insorgenza di malattie riconducibili all’esposizione alle polveri. Conoscevamo in modo parziale l’alta pericolosità del fenomeno, ma pensiamo alle condizioni dei tetti dei capannoni o dei rivestimenti che dopo 40 - 50 anni senza bonifiche si frantumano rilasciando polveri pericolose». Malattie polmonari e altri patologie non sono direttamente correlate, prova ne sia la difficoltà in sede processuale dei risarcimenti per gli esposti.

Morti 43 dei 76 ricorrenti

«Nel processo svoltosi a Ravenna con esito negativo per i lavoratori - ricorda Galeotti che ricopre anche un ruolo nel dipartimento salute e sicurezza nei luoghi di lavoro di Cgil - dei 73 ricorrenti che si erano appellati nel 2006, quaranta sono morti». Un quadro nazionale che preoccupa e che a Ravenna, sostiene Galeotti, allarma, per via dell’incidenza di malattie correlate all’amianto molto alta, seconda solo Reggio Emilia, dove era presenta una produzione del materiale tossico.

«Il mesiotelioma non è in calo, il picco ci sarà fino al 2025 per i lavoratori esposti. Ma sulla questione del danno ambientale abbiamo chiesto a tutti i comuni della provincia di Ravenna di predisporre un monitoraggio con droni per conoscere la diffusione delle coperture in eternit. Di recente un imprenditore di Castelbolognese al lavoro in un capannone ci ha segnalato le cattive condizione del tetto in eternit dal quale si distaccano fibre mentre il titolare non vuole fare la bonifica. Un caso in cui va allertato subito il servizio ispettivo dell’Ausl e avvertito il sindaco. Non si muore solo sul lavoro ma anche per malattie contratte in ambienti non bonificati».

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