Tredicesime saltate e posti a rischio: il dramma dell'indotto off shore
Lo sgomento
«Per fortuna abbiamo altre commesse in Libia con la Rosetti - spiega Secondo Negri di Secom Service affiancato dal figlio Marco - ma con 98 dipendenti ci siamo ritrovati esposti per un milione di euro e su un fatturato annuo di 6 - 7 milioni è davvero dura. Ci vorranno dieci anni per recuperare. Per altre aziende le cifre salgono a un milione e 800mila euro. Siamo stati pagati fino ad ottobre poi più nulla nonostante le rassicurazioni. Stavamo realizzando 3 moduli per la raffinazione del petrolio per Comart, destinati Emirati Arabi. Sappiamo che ci sono state difficoltà con il cliente, ma nessuno fino all'ultimo ci ha messo al corrente della situazione. In trent'anni di lavoro non era mai successo che i contrattisti venissero messi in difficoltà. Sono un imprenditore da quando avevo 29 anni ora ne ho 72 e non ho mai visto niente di simile a Ravenna». Con la Secom service che si occupa di montaggio e manutenzione meccaniche di impianti petrolchimici condividono la stessa sorte anche la Axo e poi: Control, Group service, Italconstruction, Trezeta, Omg, Donelli Eos, Edilcapaci, Nuova Sveira, Smb trasporti, Az, Mci. A cascata sono coinvolti anche i fornitori di materiali, di servizi e di trasporti per un totale di 400 addetti e un'esposizione totale di circa 9 milioni di euro.
I timori
«Mio marito è finito all'ospedale per lo stress - racconta Morena Sangiorgi di Axo costruzioni, affiancata da Emanuele Zaffi titolare con il padre della Trezeta - non dormiamo più. In una piazza come Ravenna, stretta dalla crisi i prezzi si abbasseranno ancora e per il nostro settore le difficoltà aumenteranno. Nel 2017 c'era ben poco lavoro e questa era la sola commessa grande. Ora vogliamo rimanere uniti e vedere cosa deciderà il tribunale sul concordato». E gli imprenditori coinvolti non escludono se le cose dovessero precipitare di avviare una class action.
Modello Ravenna
Nessuno si rassegna a veder tramontare il settore, stretti fra il basso costo del petrolio e la concorrenza di paesi come l'Arabia Saudita dove il lavoro ha costi bassi come la qualità dei prodotti. «Ravenna - ricorda Negri - ha sempre avuto una prerogativa. La consegna degli impianti è sempre stata puntuale, non si è mai sgarrato, anzi eravamo spesso in anticipo e per i clienti erano giorni di produzione in più. Ora con il crollo del petrolio possiamo sperare solo nelle manutenzioni, impianti nuovi non se ne faranno».