Tangentopoli riletta da Fabbri

 

RAVENNA. Dieci episodi per raccontare i dieci mesi che sconvolsero la Prima Repubblica con l’avvio dell’inchiesta Mani Pulite. Questa è, in estrema sintesi, la vicenda narrata dalla serie tv “1992” che ha debuttato martedì sera su Sky, tenendo incollati 725mila spettatori e superando così anche la prima della fiction “Gomorra”. Dietro l’ottimo esordio di “1992” c’è la mano felice dello scrittore e sceneggiatore ravennate Alessandro Fabbri, che ha creato la serie insieme agli inseparabili colleghi Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, con cui ha già firmato le sceneggiature dei film “La doppia ora” e “Il ragazzo invisibile”.

Fabbri è reduce da due intensissime giornate: «Lunedì c’è stata la proiezione in anteprima e martedì il debutto su Sky - racconta da Roma -. Sono state giornate intense e molto belle. La stampa straniera ci ha dedicato grande attenzione. Abbiamo anche incontrato i produttori dell’Hbo, che nel campo delle serie tv sono un punto di riferimento. L’uscita in contemporanea in Italia e in altri paesi europei ci riempe di soddisfazione. Raccontiamo una vicenda tutta italiana ma che evidentemente sa catturare interesse anche all’estero».

Prodotta da Wildside con collaborazione di Sky e La7, “1992” è un progetto nato da un’idea di Stefano Accorsi: «Originariamente ci era stato chiesto di raccontare vent’anni di storia italiana - dice Fabbri -. Più o meno dagli inizi degli anni Novanta fino al 2010. Per noi però era riduttivo; su un orizzonte così vasto sarebbe stato impossibile dare spessore ai personaggi e entrare nel dettaglio. Non volevamo realizzare un bignamino di storia. Così abbiamo iniziato a ragionare per singolo anno. Hanno accolto la nostra proposta e ora il sogno è realizzare una trilogia che ci porti prima al 1993 e poi al 1994».

La serie, presentata in anteprima al festival di Berlino, è frutto di un lavoro certosino: «La nostra è stata una ricerca sulla storia, sul costume e sulla cronaca di quegli anni - racconta Fabbri -. La fase di scrittura è durata circa due anni, poi dal 2013 sono partite le riprese. Abbiamo letto tantissimi libri, articoli di giornale e di riviste risalenti a quei giorni. Abbiamo incontrato molte persone, dai magistrati ai personaggi televisivi dell’epoca. Volevamo cogliere l’atmosfera di quegli anni».

Se la trilogia si materializzerà, la storia andrà a incrociare un episodio cruciale anche per Ravenna: il suicidio di Raul Gardini del 1993. «E’ un evento da cui non si può prescindere per raccontare quegli anni - dice Fabbri -. La mia città ne è stata sconvolta. Non so se la serie arriverà fino a Ravenna ma di certo è nostra intenzione, se il progetto proseguirà, di affrontare le vicenda di Gardini, della Montedison e del gruppo Ferruzzi. La vita di Gardini potrebbe da sola fornire materiale per una serie tv».

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