Mercatali sprona il Pd: «Un candidato non si trova in tre mesi»

Rimini

RAVENNA. L’appuntamento con le elezioni comunali del 2016 sembra lontano, ma forze politiche e realtà civiche sono già in movimento. Il doppio mandato del sindaco Fabrizio Matteucci volge al termine e le grandi manovre in corso non lasciano sul terreno certezze. Ciclicamente si rincorre la voce in città che vuole la nascita di una lista civica a sostegno di un Pd in deficit di iscritti. Alla guida della nuova formazione torna sempre Vidmer Mercatali, ex senatore, esponente di spicco del partito ed ex sindaco. Un’ipotesi che lo stesso Mercatali però allontana, mentre commenta l’attuale fase di stallo prima della grande corsa alla poltrona di palazzo Merlato.

A cadenza regolare torna la voce di una lista civica guidata da Vidmer Mercatali. Ci sta pensando?

«Assolutamente no. Non escludo che a ridosso delle elezioni possano nascere delle liste. Molto dipenderà dal candidato scelto. La differenza la fanno le persone, quando usciranno i nomi veri si capirà anche come si muoveranno i partiti e i movimenti».

In che senso?

«Si fanno tanti nomi, si parla di persone per bene, ma siamo lontani dal profilo giusto. Bisogna dimostrare di avere le capacità per affrontare una fase complicata per il Paese e per Ravenna se si vuole chiedere il sostegno dei cittadini».

La sorprende il silenzio del Pd sul percorso di candidatura? Di solito il partito prepara lunghe campagne elettorali e si dovrà trovare il tempo anche per le primarie.

«A volte il silenzio è d’oro. Ma non è che si prepara una candidatura negli ultimi tre mesi. Il tempo non è tanto. È importante che salti fuori la persona giusta. Ci vuole un profilo autorevole, che rappresenti un elemento di discontinuità rispetto al passato, è quanto chiede la gente in un momento di crisi».

Quindi quali sono le doti del candidato ideale?

«Deve interpretare l’esigenza di cambiamento con autorevolezza, dote che deriva dall’esperienza amministrativa, imprenditoriale e sempre meno dalla politica. Comunque è dall’esperienza che matura il prestigio, la capacità di decidere, di assumersi delle responsabilità. Oggi la gente ti guarda nelle palle degli occhi perché vuole sapere chi sei. Anche la destra se trova la persona giusta può essere competitiva».

Ma esiste in città la persona giusta per il Pd?

«Non lo so. Lo spero».

Cosa pensa della candidatura di Vasco Errani, nel caso il giudizio della Cassazione, atteso per giugno, fosse favorevole?

«Se fossi in Errani non lo farei. Secondo me non ci sta neanche pensando. Ora spero che possa chiudere la vicenda giudiziaria».

Allora è sicuro che non cederà alla tentazione di correre ancora, di riprovarci?

«Alla mia prima elezione ho preso più del 60%, al secondo mandato ho confermato la percentuale. Ho lasciato le condizioni migliori al mio successore per essere eletto con un’alta percentuale. Non sarebbe giusto tornare dopo aver fatto due mandati al meglio delle mie possibilità».

Ma c’è qualcuno che la tira per la giacca per convincerla a tornare alla politica attiva?

«Ora indosso la giacca da nonno. Sono tranquillo e sereno. Se penso alla mia esperienza di sindaco rifarei tante cose, certo altre non le rifarei. So di avere le qualità giuste, ma di sicuro mi manca una caratteristica: non posso dire di incarnare il cambiamento, perché sono il vecchio. Se emergerà un candidato autorevole sono pronto a dare una mano. Ma se non sarà così, dirò la mia opinione».

 

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