L'allarme dei pescatori: «I bracconieri fanno stragi»

Rimini

RAVENNA. «Vogliamo dare il nostro contributo per sconfiggere il bracconaggio, ma bisogna fare presto, stanno distruggendo i nostri fiumi. Se non ci muoviamo ora, in futuro serviremo a poco, il pesce sarà finito e i bracconieri avranno sfregiato per sempre il nostro patrimonio». L’accorato appello giunge dai rappresentanti di Eurocarp Club di Ravenna. I suoi associati sono stanchi di assistere impotenti alle razzie dei predoni dei fiumi: vogliono la qualifica di guardie volontarie per poter difendere il territorio.

«Chiediamo che siano attivati i corsi per la formazione delle guardie volontarie - dice Pavel Perescu -. Abbiamo una trentina di persone che aspettano solo di poter fare il corso per dare il loro contributo per arginare un fenomeno gravissimo. Decine di squadre di delinquenti operano ogni notte nel Ravennate, fatturando fino a 20mila euro ogni settimana e prelevando indiscriminatamente tonnellate di pesce che poi viene inviato nell’Europa dell’Est e anche sui nostri mercati».

Eurocarp denuncia pesanti ritardi: «Sono trascorsi tre mesi dall’incontro tra la Polizia provinciale, il Fipsas (Federazione italiana pesca sportiva ed attività subacquee) e il gruppo di volontari che intendono diventare guardie giurate ittiche. In questi mesi si sarebbero potute fornire ai partecipanti le conoscenze di base in materia di tutela ambientale, pronto soccorso, norme legislative sulla pesca in acque interne, poteri e responsabilità necessarie per ricoprire questo ruolo. Invece nulla è stato fatto».

Eurocarp sottolinea che le guardie volontarie possono lavorare a stretto contatto con le autorità: «Possono essere un valido alleato, soprattutto per la polizia provinciale che lamenta l’insufficienza di uomini e mezzi per monitorare aree molto vaste e spesso non facilmente accessibili. I nostri volontari, però, non possono accedere al percorso per la formazione di nuove Guardia Ittiche, così come sancito dalla legge italiana».

Eurocarp parla di inaccettabile situazione di stallo tra la Regione Emilia Romagna, che dal primo gennaio gestisce la caccia e la pesca, e l’organo di Polizia provinciale, a cui è spettata fino ad ora l’organizzazione di questo tipo di corsi.

«Il bracconaggio nelle acque pubbliche e ultimamente anche in quelle private, è un’emergenza anche nel Ravennate, in cui è certa la presenza di pescatori di frodo dell’Est Europa - spiegano da Eurocarp -. Gli attrezzi del mestiere sono le chilometriche reti a tramaglio, il letale elettrostorditore e perfino i veleni e altre sostanze chimiche che stordiscono il pesce, rendendolo un facile bottino. L’intero settore della pesca sportiva e l’indotto che essa produce stanno collassando, sempre più pescatori si allontanano dalle rive e molti hanno già abbandonato la propria passione. La stima del danno procurato alle acque del Ferrarese, la provincia più martoriata da questa emergenza, valuta una perdita di circa il 70% del patrimonio ittico: siluri, carpe, amur, breme, temoli russi, lucci perca, vengono prelevati senza distinzioni».

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