"Ciao Enrico!", un addio fra lacrime e canzoni

Rimini

RAVENNA. Cala il gelo in piazza del Popolo, l’ultimo saluto al giovane assessore Enrico Liverani trova una città attonita. Ieri poco prima delle 15.30 il feretro in legno chiaro del candidato sindaco del Pd avvolto nella bandiera giallorossa, trova posto all’interno di un quadrato nel quale sono disposti la famiglia e gli amici, le autorità, dai ministri Maria Elena Boschi e Giuliano Poletti, al presidente della Regione Stefano Bonaccini, la giunta e l’intero consiglio comunale con alle spalle i gonfaloni delle città della provincia. Vicino al palco il sindaco Fabrizio Matteucci e i vertici del Pd locale e nazionale con Debora Serracchiani, Pierluigi Bersani e Lorenzo Guerini. All’esterno del cordone d’onore i cittadini.

Si incrociano occhi lucidi, sofferenti nel silenzio irreale, tutti a testimoniare l’apprezzamento e il consenso che in pochi mesi di lavoro Liverani aveva saputo raccogliere attorno a sé. Si alzano le bandiere del Pd e della Cgil strette tra le mani di giovani e vecchi militanti, si mescolano infatti fra la folla generazioni di cittadini accomunate nel dolore. Sulle note della Meditation dall’opera Thaïs di Massenet, brano amato da Liverani, delle canzoni Dolce Enrico di Antonello Venditti e Essere umani di Marco Mengoni, il sindaco Matteucci ha depositato sul feretro accanto a una composizione di rose bianche lo zainetto e la fascia tricolore appartenuti all’assessore, prima di pronunciare l’orazione funebre. Si rischiara il cielo ravennate e le nuvole lasciano il posto al sole, ma in piazza gli occhi di tanti sono velati, si riconosce la maschera di dolore il segretario provinciale del Pd Michele De Pascale, la commozione dei ministri Boschi e Poletti, del segretario organizzativo Roberto Fagnani, il volto impietrito di Vasco Errani, dell’assessore regionale Andrea Corsini, dei parlamentari Sefi Idem e Alberto Pagani, di Vidmer Mercatali e Miro Fiammenghi dei consiglieri regionali Mirco Bagnari e Gianni Bessi. Dietro alla famiglia il drappello dei sindaci dei territori vicini, fra i quali si riconoscono Merola di Bologna, Gnassi di Rimini, Manca di Imola e Lucchi di Cesena e il presidente della Provincia Claudio Casadio.

La rigidità dei corpi stretti nella folla si scioglie con la scomparsa del cordone di protezione, per primi accorrono attorno al feretro giunta e consiglieri, poi la canzone di De Gregori “La storia siamo noi” viene coperta da uno spontaneo e urlato Bella Ciao! Tutti si affollano per tributare l’ultimo saluto, all’amico, al politico, all’uomo. Tra la folla il presidente di Confindustria Guido Ottolenghi, il presidente dell’Autorità portuale Galliano Di Marco, il segretario di Confcommercio Roberto Lucchi. Alcuni cittadini si avvicinano tenendosi per mano, si abbracciano prima di rendere omaggio alla madre e alla famiglia di Liverani. I volontari di Mistral mostrano ciascuno la foto del loro assessore per poi stringersi attorno alla bara al grido di Ciao Enrico. Le volontarie di Linea Rosa espongono la loro bandiera, in mezzo a tanti, un signore compie il proprio rito privato e apre una vecchia bandiera rossa del Pci. In silenzio il carro funebre porta via il feretro e in piazza del Popolo come nel cuore della città lascia un vuoto.

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