Minacce Br, De Pascale: "Sono tranquillo ma triste"

Ravenna

In un clima pesante, di quotidiana lotta contro un nemico pericoloso e contro gli effetti sanitari, sociali ed economici della pandemia, arrivano inaspettate per posta a una serie di sindaci minacce di atti terroristici ad obiettivi sensibili per ottenere con un decreto della presidenza del consiglio la fine dell’emergenza sanitaria, e per far applicare un elenco di misure negazioniste. E fra questi oltre ad Alan Fabbri che ha deciso di divulgare subito i contenuti della missiva, e ad Andrea Gnassi di Rimini, c’è anche il primo cittadino di Ravenna, Michele De Pascale, raggiunto ieri pomeriggio al telefono.

Sindaco quando ha ricevuto la lettera?

«È arrivata da parecchi giorni. Ho coinvolto subito le autorità competenti e si è deciso di non dare visibilità al gesto, è stata recapitata a diversi primi cittadini non solo in Emilia Romagna. Con Gnassi ci siamo sentiti, con Fabbri non è ancora avvenuto, ma con entrambi c’è un rapporto di reciproca stima al di là delle appartenenze».

Si sente minacciato, anche se nel testo non si fa diretto riferimento alla sua persona?

«Non penso che sia rivolta a me, non ho fatto comunicati per non dare enfasi alla cosa, personalmente non faccio la vittima e non mi sento in pericolo. Rimestare in una delle pagine più tristi della nostra storia è di una gravità inaudita e può innescare emulazioni e spirali di odio e violenza. Quando l’abbiamo vista ci sono venuti i brividi poi è prevalsa la razionalità e la piena fiducia della Digos».

Che cosa pensa del contenuto della lettera, crede nella matrice politica?

«Vale sia nell’ipotesi di una formazione terroristica sia nel caso di imbecilli, non c’è politica per queste categorie. In entrambi i casi la politica è un velo dietro al quale ci si nasconde. E non c’è terrorismo di destra o sinistra. Il terrorismo è uno».

Perché scegliere i sindaci come destinatari se l’intento dichiarato è contro sedi politiche, banche, stazioni ferroviarie, uffici pubblici e sedi giornalistiche?

«Forse perché siamo più esposti. Mi fido dei nostri inquirenti, i professionisti migliori al mondo per esperienza pluridecennale anche nel distinguere le minacce. Il tutto ora è al loro vaglio. C’è un clima di grande preoccupazione per la situazione economica e per la limitazione delle libertà. Io continuo a citare l’articolo 16 della Costituzione, i padri costituenti avevano immaginato la possibilità estrema di limitare la libertà individuale al fine di tutelare la salute. Ora dobbiamo sostenere l’economia speriamo che le misure del governo funzionino più velocemente a differenza della prima ondata».

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