Massimo Vitali a Cattolica e Pennabilli: l'intervista

Una storia d’amore fatta di tira e molla che è difficile lasciarsi alle spalle, come una dipendenza. Un gruppo di ascolto e centro di recupero stile alcolisti anonimi, ma per cuori a metà. Tutto questo è l’ultimo libro di Massimo Vitali, Il circolo degli ex, edito da Sperling & Kupfer, che sarà presentato questa sera sul palco della spiaggia dei Bagni Oasis 70-71 di Cattolica alle 21 e sabato 27 all’Orto dei frutti dimenticati di Pennabilli alle 18.

I suoi romanzi sono caratterizzati da una certa ironia e leggerezza, con cui approccia anche temi piuttosto profondi, nello scrivere ma anche nella vita: «Ho un cancro al cervello» esordisce infatti lui: «Da ottobre scorso, quando mi sono operato, su Instagram racconto la mia vita, però a modo mio, restando il pazzo che sono, né tragico né depresso. Non racconto tanto gli effetti collaterali reali, quanto più gli effetti psicologici e dell’anima, che sono importanti per tutti. È diventato quasi un lavoro, dato che la gente mi chiede di continuare, perché ciò fa bene a loro. Insegna a capire cos’è la vita».

Partiamo dall’ironia. Come si fa a mantenerla anche nelle situazioni più difficili?

«È di natura, la hai spontaneamente, non ci puoi lavorare o svilupparla. Adesso non faccio i salti di gioia, però la vivo così: “Ho questa cosa, mi dovrei arrabbiare?”. Sia nella vita che nella scrittura, a me piace giocare con la lingua nel modo più semplice, ma anche nella semplicità c’è un sacco di lavoro».

Com’è nata l’idea de “Il circolo degli ex”?

«Tutti mi chiedono se io sia il protagonista, e ammetto che l’idea iniziale, ma solo quella, è partita da me e dalla mia ex. La cosa buffa è che, quando ti lasci tante volte, non ti puoi più sfogare con gli altri perché non ti ascolta più nessuno. E una volta a Cattolica parlavo di questa cosa con un mio amico francese, che a un certo punto ha detto: “Potresti aprire una specie di centro di alcolisti anonimi, però per l’amore”. Ho subito iniziato a scrivere, ma ci ho messo tre anni a completarlo. Ci sono pure storie reali dentro, scelte tra le tante arrivatemi quando ho spiegato l’idea su Instagram».

Ritiene che molta gente possa ritrovarsi nel libro? Perché?

«È un romanzo ironico, ma anche molto profondo. Si parla realmente di amore, che non ha regole. Ci sono molti modi diversi di viverlo, con tante sfumature. Chi ha letto il libro mi ha detto di essersi ritrovato in esso, e qualcuno ha anche aggiunto che dovrebbe esistere sul serio un centro di recupero per gli ex. Se il libro va bene, lo creo veramente».

Quali autori o autrici sono stati più influenti nella sua formazione?

«Chi mi ha fatto svoltare è Tom Robbins, in particolare con il romanzo Natura morta con picchio. Da lì ho iniziato a leggere tanti romanzi, come Una vita davanti a sé di Romain Gary, libro che, insieme alla storia personale dell’autore, mi ha fatto riflettere. Ho poi adorato per il suo stile La casa dei libri di Richard Brautigan, anche questo un libro strano. La mia idea è che bisogna uscire dagli schemi, cosa che cerco di fare anch’io con il mio stile. In Italia cito Luigi Malerba, che ha scritto tantissimi romanzi tutti diversi per stile e trama. Ai miei corsi consiglio sempre il suo primo libro, La scoperta dell’alfabeto. Mi viene poi in mente Matteo Bussola, che scrive la realtà in modo che possano ritrovarcisi tutti, con uno stile diretto e appassionante, anche ironico quando serve».

Lei insegna scrittura creativa alla Scuola internazionale di comics a Reggio Emilia e Firenze. Come si può diventare un buono scrittore o scrittrice?

«Nei miei corsi parlo un po’ di teoria, ma soprattutto faccio fare pratica. Quando gli studenti svolgono un lavoro a casa, lo danno alla scuola che lo stampa per tutti. Così, mentre leggiamo il testo in classe, mi fermo quando c’è qualcosa che non va, chiedo agli altri cosa cambierebbero e solo dopo parlo io, con un po’ di esperienza in più. In un certo senso, funziona in maniera simile al circolo degli ex».

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