Lugo, i funerali di Jabba: il suo cappello e la maglia da hockey sul feretro

Lugo

Tutta la città non piange la scomparsa del lughese Piero Ustignani, in arte Mago Jabba, come avrebbe voluto lui. Già, perché l’uomo, deceduto sabato scorso all’età di 60 anni dopo un periodo di malattia, ha sempre detto che in quel fatidico giorno avrebbe voluto che familiari, amici e colleghi l’avessero salutato con un sorriso e senza tristezza.
Proprio come hanno provato a fare ieri le tantissime persone presenti al suo funerale - forse 300, come i conigli estratti dal suo cilindro che gli hanno valso il Guinness dei primati - che hanno riempito, dentro e fuori, la chiesa del Molino di Lugo, rispondendo al suo “Venghino signori, venghino”. Difficile davanti a quel feretro, su cui spiccava il suo cappello e la maglia 17 della squadra di hockey dei Diamonds di Ferrara dove giocò, rimanere impassibili. Se non altro per quelle quattro impressionanti testine Tsantsa dei guerrieri Jivaro - fulcro del suo “Freak show” - infilzate e lasciate lì a guardia del loro patron.

Il compito più difficile, e quello più bello, ossia ricordare il babbo in maniera allegra, spetta ai suoi due figli, Andrea e Carolina.

«Se dovesse mai capitare che tu non ci sia più, vuoi che ti metta sotto formaldeide o che ti esponga mummificato sulla carrozza?». È la domanda che il figlio fece al padre in un simpatico e scaramantico dialogo in auto e che riproposta ieri ha fatto accennare qualche sorriso ai presenti, ma è la risposta che diede Jabba a far ridere spensieratamente tutta la chiesa: «Potremmo anche fare un bel quadro con la pelle della mia schiena col dragone tatuato».

Poi Andrea, incapace di trattenere l’emozione, continua nell’elogio del padre, ricordandolo per quella unicità che non svanirà mai, anche perché, sottolinea, «un vero artista non muore mai».

Gli fa eco la sorella, Carolina, che mentre legge i suoi ricordi fissa i due nipotini che sanno di aver avuto un nonno davvero magico, così come lo sa bene il fratello di Piero Ustignani, Fabio.

«Vorrei dire troppe cose – dice la figlia - ma quelle più importanti sono che ci hai reso ancora più orgogliosi dimostrandoci il tuo coraggio, la tua forza di combattere, sorridere e scherzare fino alla fine. Sei stato un papà, un amico e un nonno straordinario e vogliamo ringraziarti per aver reso le nostre vite magiche».

Nessuno dimenticherà mai Jabba, illusionista ed eclettico artista dentro al corpo di un uomo buono e altruista, che proprio nel periodo natalizio dedicava gli spettacoli a chi aveva qualche difficoltà. Anche per questo di prestigio nella sua vita ne ha collezionato tanto, come prestigiosa è la sua meticolosa raccolta di cimeli circensi che - chissà - potrebbe anche essere esposta in una mostra a lui dedicata. D’altronde Ustignani ha sempre creduto nel “Show must goes on”, così come è stato anche ieri: una cerimonia terminata con un lungo applauso, proprio come si concludeva ogni sua esibizione. Tuttavia quella magia con cui credeva di scomparire nel nulla, ahimè, per la prima volta non gli è riuscita, rimanendo nel cuore e nei ricordi di tanti.

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