Sarà collegato da remoto ma il messaggio del noto meteorologo Luca Mercalli, ospite di un incontro, promosso dall’ordine degli architetti su “Cambiamenti climatici e difesa del suolo”, arriverà forte e chiaro. Tanto più se rivolte alla platea riunita oggi alle 17 al cinema Sarti di Faenza, città fra le più colpite dalla recente alluvione.
Siamo di fronte a un evento eccezionale o dobbiamo abituarci a eventi simili?
«Faremo un bilancio sull’aspetto meteorologico di quanto avvenuto in Romagna, fenomeni simili non diminuiranno, ma aumenteranno, con piogge più intense e noi dobbiamo essere pronti».
Cosa pensa del dibattito sui cambiamenti climatici?
«I cambiamenti climatici ci sono e stanno amplificando in parte fenomeni sempre avvenuti. Qui abbiamo il caso del 1939, ma attenzione: ciò che avvenuto è sempre un evento meteorologico».
Da esperto di clima Mercalli vuol dire che esiste una correlazione con il consumo di suolo?
«Rifletteremo sul tema del consumo di suolo, sappiamo da tempo che la Romagna è un territorio esondabile e che c’è troppo costruito: allora basta non si deve più costruire, pensiamo all’esistente. Attenzione ad aggiungere altra edilizia e infrastrutture, più capitale esposto ci sarà più alto sarà il danno. Bisogna avere coraggio, in caso contrario la prossima volta invece di 8 miliardi di euro ne serviranno 15».
Pensando al futuro come pensa debba essere la ricostruzione?
«Quando sento dire ricostruiremo tutto, credo che occorre farsi delle domande, non possiamo pensare che gli argini dei fiumi possano proteggere tutto. Va affrontato il tema dell’uso dei territori e di cosa intendiamo per sviluppo economico. Se la crescita economica continua è l’obiettivo principale e pensiamo che il territorio sia infinito, poi il conto arriva».
In tanti hanno indicato nella presenza di animali come le nutrie e nella mancata pulizia dei fiumi la causa del disastro. È così?
«Siamo di fronte a un fenomeno esteso per 7 mila mq, sono proporzioni grandiose. Queste polemiche sono il frutto di derive da social in cui tutti sono esperti, invece per affrontare eventi come questi ci vogliono professionisti specifici: il meteorologo, il climatologo, l’idrologo, e poi l’ingegnere idraulico, l’idrogeologo e il geomorfologo per le frane. Ma la politica non ascolta i professionisti e nemmeno gli urbanisti».
E il cittadino cosa può fare?
«Magari che non c’è da rallegrarsi se ci si arricchisce in una notte per un terreno agricolo divenuto edificabile o se si costruisce accanto all’argine di un fiume. Dobbiamo sapere che non possiamo proteggere tutto, un campo coltivato si rigenera, i danni ad immobili e infrastrutture sono insostenibili».
Impareremo la lezione?
«Ad ogni alluvione abbiamo detto le stesse cose, penso a Sarno 1998, alla Versilia 1996; al Tanaro 1994; alla Valtellina 1987. Poi tutto ritorna come prima, nel frattempo la vulnerabilità del territorio aumenta e il cambiamento climatico peggiora. Le azioni da compiere sono già indicate negli atti della commissione parlamentare de Marchi del 1970 a seguito dell’alluvione di Firenze (1966). Basta leggerla».
Dite a Mercalli di consultare il nuovo PUG, magari si mette l’anima in pace anche lui!