Il dibattito pubblico? Aggressivo, retorico, ma con un futuro

Uno degli aspetti più interessanti del mondo odierno è l’evoluzione del dibattito pubblico, entrato di fatto in una nuova era che grazie a internet vede nuove possibilità comunicative e una disintermediazione della politica, nonché una maggiore distribuzione del potere e della visibilità, cosa che ha portato al mescolarsi di voci di vario tipo, da quelle ufficiali e autorevoli a quelle di opposizione, da quelle minoritarie ai cittadini scoraggiati e indispettiti, fino coloro che di professione puntano ad aumentare il rumore, generando terreno fertile per l’inciviltà, la disinformazione e la polarizzazione, fenomeni che sembrano rendere il clima sociale e politico sempre più tossico.

È su questo tema che si riflette in Voci della democrazia. Il futuro del dibattito pubblico, edito per “il Mulino” e scritto a quattro mani da Sara Bentivegna, docente di Comunicazione politica all’Università La Sapienza di Roma, e da Giovanni Boccia Artieri, professore di Sociologia della comunicazione e dei media digitali all’Università di Urbino Carlo Bo e presidente dell’Associazione Santarcangelo dei Teatri. Scopo dei due autori è quello di dimostrare come i fatti sopra descritti non siano cause che portano al deterioramento del dibattito pubblico, ma piuttosto sintomi della sua trasformazione, e allo stesso tempo di spiegare come in realtà esso esista ancora e abbia ancora un futuro, sebbene profondamente diverso. Attraverso le pagine del libro si analizzano quindi alcuni aspetti della questione. Partendo dal concetto di dibattito pubblico e dalla sua evoluzione in relazione al contesto politico e a quello mediale, cogliendone così la natura attuale, l’attenzione passa poi alla diffusione di linguaggi aggressivi, modalità di comunicazione diretta di rabbia e di dissenso e forma di strategia retorica. Si prosegue poi con la manipolazione delle informazioni nelle sue varie sfumature, cogliendo gli elementi innovativi che riguardano un fenomeno che però non è nuovo, e con la polarizzazione comunicativa e il tema delle bolle informative, con la difficoltà di entrare in contatto con punti di vista alternativi ai propri, questione in verità spesso ingigantita oltre la sua reale portata.

Alla fine di questo percorso, si comprende che la visione dell’odierno dibattito come un insieme di camere stagne viene da una lettura che ha come riferimento un assetto politico e mediale proprio del passato, con pochi attori ben definiti, al contrario della discussione odierna, fatta invece delle voci più disparate. E se questo genera sicuramente un effetto caotico, è comunque ancora possibile individuare i temi al centro del dibattito e le relative posizioni.

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