Elezioni Ravenna, la Lega: "Donati sarebbe stato un ottimo sindaco"

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Nel clima post elezioni le forze di centrodestra si agitano alle prese con l’analisi del voto e della sconfitta. Fratelli d’Italia si smarca e punge la Lega che perde due dei quattro consiglieri conquistati nella passata consiliatura. Ma il segretario della Lega Romagna Jacopo Morrone non si sottrae al confronto.

Il ballottaggio non è arrivato, candidare Donati è stata la scelta giusta?

«Continuo a credere che Filippo Donati sarebbe stato un ottimo sindaco per Ravenna, una persona competente, trasparente, seria. Come ho già evidenziato, in Romagna la rete di potere della sinistra è ancora molto estesa e radicata. Servono quindi un impegno e uno sforzo maggiori per poter “rompere” gli schemi precostituiti. Penso anche che i diverbi e la troppa dispersione nell’area che si contrapponeva alla sinistra abbiano disorientato l’elettorato».

Quanto vi ha danneggiato l’astensione?

«E’ innegabile che l’astensionismo ha danneggiato esclusivamente il centrodestra. E’ un messaggio non tanto o non solo rivolto a noi, ma alle istituzioni in generale. Troppe volte la volontà della maggioranza degli italiani è stata disattesa. Una riflessione va fatta, non da noi che capiamo perfettamente questa profonda disillusione, ma da chi consente questa situazione irrituale rispetto alle regole costituzionali».

FdI ha attribuito a voi il risultato al di sotto delle aspettative e di fatto si è messa alla guida della coalizione. Cosa ne pensa?

«Forse qualche riflessione in più avrebbe giovato agli amici di Fratelli d’Italia. In realtà stanno facendo il gioco della sinistra che, a tutti i livelli, tenta di certificare un centrodestra disunito».

Come spiega nella Lega una perdita di consensi così evidente rispetto al 2020 e al 2016? Hanno influito certe posizioni anti green pass e antivaccino?

«Ha ragione Matteo Salvini quando afferma che la Lega non è una caserma. Gli elettori della Lega rappresentano uno spaccato verticale della società dove è presente una pluralità di opinioni. L’elettore medio del Pd, per esempio, vota Pd, punto. Magari non gli stanno bene i candidati e non è d’accordo con le politiche locali e nazionali, è contro lo jus soli o la legge Zan (quanti ne ho sentiti) ma vota Pd ugualmente. E’ il richiamo della foresta che non esiste o esiste solo in minima parte nelle forze politiche liberali, che possono contare sul voto d’opinione. Ieri ho incontrato due nostri elettori, l’uno pro-green pass, l’altro contro. Ambedue mi hanno chiesto più impegno su due fronti opposti. Penso, d’altra parte, che spetti alla forza politica segnare una linea di pensiero motivata, lasciando all’elettore la scelta, si spera il più ragionata possibile. Ma sull’astensionismo, ripeto, hanno pesato fattori diversi».

Come ripartirete ora? Ha intenzione di cambiare qualcosa nella sezione ravennate?

«In questo momento serve una riflessione complessiva da parte di tutti. Lasciamo passare qualche giorno poi ci confronteremo su ogni questione. Non ci fasciamo la testa: si tratta di una semplice battuta d’arresto momentanea di cui faremo tesoro per il futuro».

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