L’attesissima mostra Dante. La visione dell’arte aperta nei Musei San Domenico di Forlì, ove rimane allestita fino all’11 luglio, indaga la figura del padre della lingua italiana attraverso un percorso espositivo originale e sorprendente, un viaggio lungo trecento capolavori, per raccontare Dante Alighieri come mai prima d’ora. È l’ennesimo colpo da maestro messo a segno dal direttore delle grandi mostre della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Gianfranco Brunelli, insieme ai curatori, Antonio Paolucci e Fernando Mazzocca e grazie al proficuo sodalizio con il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, che ha co-organizzato la mostra.
Il percorso nell’arte
Il sommo poeta, di cui si celebra il settimo centenario della morte, diventa così il pretesto perfetto per un viaggio nella storia dell’arte, dal Duecento al Novecento, dal Medioevo fino alla contemporaneità. Dagli Uffizi sono giunte a Forlì circa 50 opere tra cui un corpus di illustrazioni di Federico Zuccari (che in mostra dialogano con Giovanni Stradano), il celebre ritratto di Dante di
Andrea del Castagno restaurato recentemente, il “cinematografico” dipinto su Francesca da Rimini di
Nicola Monti e il capolavoro di Vogel von Volgestein, “Episodi della
Divina Commedia”. Di altissimo pregio anche tutti gli altri prestiti nazionali e internazionali tra cui l’Ermitage di San Pietroburgo, i Musei Vaticani il Musée d’Orsay di Parigi.
La Commedia come esempio
L’indagine, partendo dalla tradizione manoscritta della
Divina Commedia che ha prodotto le innumerevoli trascrizioni del testo – anche se non esiste copia scritta dal poeta – spiega come da qui nasca la fama dell’Alighieri. Il percorso espositivo mette in luce l’influenza che il poema ebbe sulla visione collettiva, dall’antichità e nei secoli, tanto che l’opera stessa di Dante diventò, nell’immaginario, la descrizione dell’aldilà. L’architettura della
Divina Commedia divenne fonte d’ispirazione per gli artisti nel divenire dei tempi, come lo furono i gironi, i canti, i personaggi, i valori danteschi e buona parte degli scritti – dalla
Vita nova al
Convivio, al
De vulgari eloquentia – di Dante che, come spiega Brunelli: «scriveva con gli occhi e pensava per immagini».
Tre aree, 18 sezioni
Tre i grandi contenitori che frazionano il percorso espositivo in 18 sezioni: “Dalla fortuna al mito”, “Diventare Dante” e infine “Di canto in canto” dove protagonista è la
Divina Commedia. Botticelli, Vasari, Giotto, Beato Angelico, Cimabue, Michelangelo, Canova, Domenico Beccafumi, Guido Reni, Galileo Chini, Plinio Nomellini, Felice Casorati, Lucio Fontana, Pablo Picasso, Boccioni, Ingres, sono solo alcuni dei maestri le cui firme si trovano nelle diverse sezioni della mostra, che non ha una scansione temporale.
A San Giacomo
Si parte dai bellissimi spazi dell’ex chiesa di San Giacomo con le interpretazioni del Giudizio Universale e si procede analizzando la fortuna del poeta, con le prime edizioni della
Divina Commedia e gli importanti Codici miniati del XIV e XV secolo. Si prosegue con le sezioni dedicate alla sua fama nell’epoca rinascimentale. Dai Nazareni, grazie ai quali Dante diventa una guida tramite la quale l’Europa riscopre l’Italia e il Medioevo, ai Macchiaioli che attraverso Dante riprendono il tema dei luoghi. S’indaga poi l’arte dell’Ottocento con gli occhi del Dante laico, quello dell’esilio, e si passa al Risorgimento, fino alla Prima guerra mondiale, senza scordare i Preraffaelliti. Non manca il Dante che recupera la grande lezione degli antichi, il Dante politico e la sezione dedicata alla grafica e le edizioni a stampa tra Settecento e Novecento.
Primo piano
Al piano superiore la mostra si concede alla rilettura nell’arte dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, in particolare dell’Inferno ottocentesco con il suo straordinario lascito di temi e personaggi come
Paolo e Francesca, il Conte Ugolino, Farinata e Pia dei Tolomei, tutti destinati alla mitologia. Compaiono qui capolavori di Ary Scheffer, Frédéric-Auguste Bartholdi, Mosè Bianchi, Victor Prouvé, Gaetano Previati, Pierino da Vinci, Nicola Monti, Vitale Sala, Domenico Morelli, Fedi Cassioli, Albert Maignan, Camille Boiry, Gioacchino Assereto, Vincenzo Gemito, Henry de Groux, Franz von Stuck, Carlo Fontana. Il percorso si chiude con le opere ispirate, nella loro composizione, al XXXIII canto del Paradiso come lo splendido
Paradiso di
Tintoretto, la
Preghiera di San Bernardo di
Luca Signorelli, la
Madonna con Bambino di Matteo di Giovanni, la
Vergine consolatrice di
William-Adolphe Bouguereau e la
Trinità di
Lorenzo Lotto.